Amadeus dopo Fazio: dove vuole arrivare il Nove?
Gli obiettivi di una rete che sta intercettando i personaggi acchiappa-share e che, da piccola emittente, si sta trasformando in terzo polo televisivo
16/04/2024 di Gianmichele Laino
In Italia, politicamente parlando, qualsiasi esperimento di Terzo Polo non ha mai portato effettivamente fortuna. Solitamente, infatti, si trattava di soluzioni di centro per spezzare il dualismo tra sinistra e destra nell’alternanza delle legislature: i risultati erano sempre al di sotto delle aspettative e nessuno riusciva mai a replicare l’obiettivo nascosto da tutti, quello di ricreare la Democrazia Cristiana. Anche nel mondo della televisione spezzare il dualismo Rai-Mediaset non ha mai portato particolarmente fortuna. Certo, La7 è diventata una rete di riferimento per l’approfondimento politico e per la creazione di una coscienza collettiva, soprattutto grazie a format che – una decina di anni fa – erano davvero innovativi per quanto riguarda il talk show o il dibattito tra esperti. Ma ogni volta che ha provato il salto di qualità (ad esempio, cercando di attirare a sé grandi marchi della televisione italiana, come il programma Miss Italia – una volta cult dell’intrattenimento delle famiglie italiane) si è fermata a metà strada. Adesso il canale Nove di Discovery sta provando a diventare la terza voce del panorama mass-mediatico italiano, con un progetto che sembra avere un sistema alla base: intercettare i conduttori e i format-scout più celebri delle reti concorrenti e renderli protagonisti del proprio intrattenimento. È successo con Fabio Fazio, sta succedendo con Amadeus.
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Nove prova ad avvicinarsi a Rai e Mediaset: ci riuscirà?
Nonostante l’aumento tendenziale dello share nell’ultimo anno, soprattutto grazie a Che Tempo Che Fa di Fabio Fazio e alle sue grandi interviste esclusive evento, i numeri del canale Nove – come vedremo in un altro passaggio del monografico di oggi – sono molto distanti da quelli delle televisioni generaliste. E, del resto, mancano ancora dei tasselli al Nove per essere definito in questo modo: la rete non ha una propria redazione giornalistica, ad esempio, né format che (da questo punto di vista anche Mediaset ha fatto qualche esperimento e tentativo) possono considerarsi “servizio pubblico”.
Ovviamente, pur facendo parte di un network di canali gratuiti, Nove non ha l’obiettivo di sfidare – al momento – le concentrazioni Rai (Raiuno, Raidue, Raitre e tutti gli altri canali tematici) o Mediaset (Canale 5, Rete4, Italia1). Per ora, i suoi piani sono quelli di riuscire a essere competitiva nella singolar tenzone con gli altri canali dei due principali gruppi italiani e con la stessa La7. In alcune fasce orarie (come dimostrano i programmi di Crozza o il già citato programma di Fabio Fazio), l’obiettivo è stato centrato già in questo 2023 e nel 2024 si punta a numeri ancora più significativi.
Gli obiettivi nel medio periodo del canale Nove
E non mancano le suggestioni. Qualche osservatore televisivo ha voluto mettere in correlazione il contratto in scadenza tra la Rai e il comune di Sanremo per il “marchio” del Festival, con l’approdo di Amadeus sul canale di Discovery. Il sottinteso sapiente è che il conduttore che ha legato il suo volto al palco dell’Ariston potrebbe avere tra i suoi obiettivi di “direttore artistico di rete” a tutto tondo quello di un clamoroso approdo del Festival sul Nove, con tutte le conseguenze del caso: lo share, innanzitutto, ma soprattutto la pioggia di milioni derivanti dagli sponsor. Nel Festival targato Rai, l’ammontare degli introiti pubblicitari di Sanremo è stato superiore ai 60 milioni e il trend in crescita di questa cifra era stato inaugurato proprio dalla prima gestione di Amadeus. Un caso televisivo di successo.
Ma non c’è soltanto Amadeus, Fazio o l’impoverimento delle reti concorrenti. Nove potrebbe puntare a sfruttare la potenza del network per iniziare a trasmettere programmi per bambini, oltre che per diventare un punto di riferimento nello sport grazie alla presenza, nello stesso gruppo, di Eurosport. Su questo fronte è facile immaginare che la grande evoluzione dei campioni italiani in quelli che, in passato, venivano considerati “sport minori” (dall’atletica al tennis, passando per gli sport invernali) a discapito del calcio, potrebbe giocare a tutto favore della rete Discovery. Che, nel prossimo quinquennio, punterà al sorpasso. L’unica domanda, che racchiude tanti temi, è: sarà sorpasso a Raidue o sorpasso a Raiuno?