Ancora una volta un the avvelenato: l’oppositore di Putin Navalnyj è in terapia intensiva

La corsa in ospedale dopo l'atterraggio in Siberia

20/08/2020 di Gianmichele Laino

Aleksej Navalnyj è stato il maggiore oppositore di Vladimir Putin negli ultimi anni. Contestatore politico e attivista per i diritti umani in Russia, è sempre stato un forte personaggio mediatico, presidente della Coalizione Democratica, arrestato più volte nel 2017 per le sue proteste e per aver svolto manifestazioni non autorizzate dal Cremlino. La sua detenzione ha portato a diversi pronunciamenti della Corte europea dei diritti dell’uomo, che sottolineava le violazioni dei diritti dell’oppositore durante i periodi della sua detenzione. Navalnyj oggi è stato avvelenato.

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Aleksej Navalnyj avvelenato in Siberia: i sospetti sul suo the

La sua portavoce Kira Yarmysh ha detto che l’attivista aveva iniziato ad accusare sintomi durante un volo che dalla città della Siberia di Tomsk stava rientrando in aereo a Mosca. Durante lo scalo a Omsk, Navalnyj è stato immediatamente trasportato in ospedale, con i sospetti sintomi di un avvelenamento. In questo momento è incosciente ed è ricoverato nel reparto di terapia intensiva.

Secondo la portavoce di Navalnyj, l’unica pista percorribile è quella che nel suo the – preso poco prima di partire (l’unica cosa fino a quel momento ingerita dall’attivista) – fosse stata inserita qualche sostanza che ha poi causato l’avvelenamento.

Non solo Aleksej Navalnyj: i casi di avvelenamento in Russia

E l’escamotage dell’avvelenamento del the riporta alla mente le tragiche immagini di Aleksandr Litvinenko, anche lui ucciso da una potentissima dose di polonio sciolta nella sua bevanda. Le immagini di Litvinenko senza capelli e con il volto provato dalle sostanze radioattive che aveva ingerito erano diventate la potente testimonianza della repressione del dissenso (in quel caso si trattava di un ex agente del Kgb coinvolto in questioni di spionaggio internazionale) in Russia.

Per non parlare del caso di Anna Politkovskaya, uccisa da colpi di arma da fuoco davanti alla sua abitazione, nel periodo in cui si stava occupando di reportage dalla Cecenia, in cui si denunciava la brutalità delle pratiche dell’esercito russo.

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