Servirebbe una campagna contro i titoli come «muore dopo la prima dose»

Dopo i titoli tradotti in maniera sbagliata da testate straniere, arrivano anche i casi "made in Italy"

28/02/2021 di Gianmichele Laino

La notizia di un operatore sanitario morto all’indomani – ma solo a livello temporale – della seconda dose del vaccino Pfizer in provincia di Caserta, affetto da variante inglese, in realtà è una non notizia. Eppure, nella titolistica che è stata fatta per accompagnare il racconto della vicenda – che il più delle volte si sviluppa chiaramente all’interno del testo, dove si nota lo scollamento con il titolo sin troppo semplicistico – ci si è soffermati eccessivamente sul nesso vaccinazione-mancata protezione contro le varianti-decesso. Per tutta la giornata di ieri abbiamo letto titoli come «muore dopo vaccino» o «muore dopo aver ricevuto la seconda dose».

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Muore dopo vaccino, la saga dei titoli sbagliati

Innanzitutto, bisognerebbe avere rispetto per la vicenda personale del paramedico di 53 anni che ha perso la vita in un Covid Hospital di Caserta, dopo un primo ricovero – qualche giorno fa – presso l’ospedale di Sessa Aurunca. La notizia della sua morte, data con questa enfasi da tutti i principali quotidiani italiani con poche eccezioni, sembra quasi voler offrire un elemento in più a una strumentalizzazione della vicenda. Si pone molta enfasi sul fatto che il paramedico fosse stato vaccinato e che, qualche giorno prima di morire, avesse ricevuto anche la dose di richiamo del vaccino. Il riferimento alla variante inglese completa il quadro.

Tuttavia, senza fermarsi alla titolistica, si può evincere che – nel corso della lunga ospedalizzazione – il paziente era stato sottoposto a TAC che aveva evidenziato una polmonite in stato avanzato: temporalmente questa polmonite ha contagiato il paziente ben prima della seconda dose e qualche giorno dopo la prima. Come evidenzia Roberto Burioni sui social network: «Anche i bambini sanno che il vaccino offre la massima protezione sette giorni dopo la seconda dose. Non-notizie come questa servono solo a diffondere un ingiustificato panico in un momento difficile nel quale non dobbiamo perdere speranza e fiducia. Niente panico, molti vaccini!».

Il fatto che la polmonite fosse precedente alla seconda dose, determina semplicemente che il 53enne – con molta sfortuna – si sia ammalato prima che il vaccino facesse completamente effetto. Del resto, il drastico calo registrato in Israele (dove le vaccinazioni procedono spedite e dove la popolazione di età superiore ai 70 anni è stata vaccinata all’84%), ma anche il calo della curva dei contagi tra gli over 80 fatto registrare negli ultimi giorni in Italia testimoniano l’importanza delle campagne di vaccinazione. E allora perché usare le tragedie personali e private per diffondere messaggi sbagliati in merito?

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