L’appello di Mihajlovic ai malati: «Non vergognatevi di piangere e avere paura, abbiate voglia di vivere»

29/11/2019 di Enzo Boldi

L’invasione di sala da parte dei suoi giocatori, la sua commozione e il giusto applauso dei giornalisti accorsi al centro sportivo del Bologna per assistere al ritorno di Sinisa Mihajlovic. La mattinata a Casteldebole è stata un andirivieni di emozioni: il tecnico dei felsinei, dopo il terzo ciclo di cure per la sua leucemia e il trapianto di midollo osseo è tornato alla guida della sua squadra e domenica 1° dicembre sarà sulla panchina dello Stadio San Paolo per guidare i rossoblu nella difficile trasferta di Napoli. Ma il campo parlerà tra più di 48 ore: oggi era il tempo delle parole.

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L’allenatore del Bologna ha raccontato questi lunghi mesi trascorsi lontano dai campi di allenamenti e di gioco – se non per sporadiche apparizione in base al via libera dei medici – che, per una persona abituata a lavorare costantemente al fianco dei propri giocatori e del proprio staff, sono sembrati un’eternità. Un periodo in cui si è curato, ha avuto un trapianto di midollo osseo (donato dal fratello) e seguito il Bologna da un letto di ospedale.

Il ritorno di Sinisa Mihajlovic: Io sono ancora qua

Ed è stato forte Sinisa Mihajlovic, con quella faccia dura che mostrava anche sul campo quando era giocatore. Una forza che, però, non ha fermato qualche lacrima di troppo per il dolore e il giusto timore di un male infame che sembra essere imbattibile. «Mi sono rotto le palle di piangere. In questi mesi ho pianto tanto», ha detto durante la conferenza stampa, dopo che i suoi calciatori gli hanno fatto una sorpresa e sono entrati in sala stampa per omaggiarlo.

La malattia bastarda

E quelle lacrime, non celate neanche durante le sue risposte ai giornalisti, devono essere un appello per tutti i malati che, come lui, si trovano protagonisti di questa sfortunata lotta: «Queste malattie non le vinci solo con il coraggio. Ma con le cure. Voglio dire a tutti quelli che hanno questa malattia che non si sentano meno forti. Non c’è da vergognarsi di aver paura, piangere, disperarsi. Non perdete mai la voglia di vivere. È una malattia bastarda, ci vuole pazienza. Alla fine se sei forte e ci credi, arriva il sole».

(foto di copertina: ANSA/FILIPPO VENEZIA)

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