Santoro: «Un’associazione e un’app per una nuova partecipazione contro la dittatura dell’algoritmo»

Il giornalista ha pubblicato una lettera aperta affinché ci sia un coinvolgimento per non dover cedere alle dinamiche social nel mondo dell'informazione e della Politica con la P maiuscola

01/10/2022 di Redazione

Un appello alla partecipazione, affinché si possa – tutti insieme – sconfiggere quella che viene definita la dittatura dell’algoritmo. Quei codici che rispondono a determinate dinamiche che indicizzano e decretano il successo arbitrario di un argomento trattato sulle varie piattaforme (social e non solo), provocando riflessi sul mondo dell’informazione e sulla percezione pubblica di quel che accade. È questo il contenuto della lettera aperte di Michele Santoro che, dopo il successo di “Pace Proibita“, sottolinea l’esigenza di distaccarsi da quei principi che rendono “notizia” solo alcune notizie, lasciando nell’oblio altri racconti, altre storie. Altri punti di vista.

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Il giornalista parla apertamente del progetto a cui vuole dare vita. Un’associazione che «vuole intraprendere un viaggio» all’interno della società italiana sempre più esclusa e condizionata da fattori che di sociale (nel senso più concreto del termine) hanno ben poco.

La ricerca del «partito che non c’è» di cui parla Michele Santoro è il punto di arrivo di un percorso che passa per la rottura di quelle regole non dichiarate che “legiferano” il mondo delle varie piattaforme social. Quell’algoritmo che condiziona temi e percezioni.

Michele Santoro, l’app contro la dittatura dell’algoritmo

E nella sua lettera aperta, Michele Santoro richiama alla partecipazione. Il digitale resta al centro del futuro, ma senza dover fare i conti con delle dinamiche decise a tavolino dai Big Tech:

«L’industria culturale e dell’informazione nazionale si è rimpicciolita e la stragrande maggioranza dei media si è adattata al pensiero unico, espellendo dalla fabbrica delle notizie (giornali, telegiornali, radiogiornali) le domande critiche, le inchieste scomode, la satira sul potere. Intendiamo reagire con l’informazione e la cultura al degrado di una democrazia che appare sempre più esangue, senza un vero dibattito, controllata da tecnocrazie e gruppi di potere preoccupati esclusivamente della propria sopravvivenza.
Una nuova forma di partecipazione richiede una ribellione alla dittatura dell’algoritmo, che costringe a utilizzare linguaggi comuni a discapito della identità personale, dell’imperfezione, della varietà dei sentimenti e delle opinioni, controllando il pensiero per indirizzarlo al consumo. Il Big Tech è il nuovo volto incontrastato del capitalismo mondiale. Con la guerra la libertà d’espressione è stata ulteriormente ridotta. Giornalisti, professori universitari, storici, sono stati considerati indegni, cittadini dimezzati. Si è criminalizzata la diversità per difendere un sistema di potere e di privilegi, che emargina più della metà della popolazione».

L’appello di Michele Santoro, dunque, è aperto a tutti. Perché per riottenere quella libertà di pensiero che i social sembravano concedere a tutti all’inizio della loro comparsa in Internet, è andata a svanire nel corso degli anni. L’unica soluzione è ribellarsi alla dittatura dell’algoritmo. Partendo proprio dal mondo dell’informazione. Il punto di partenza, dunque, è il dare vita a una associazione che lo stesso giornalista descrive così:

«Questa definizione non indica un’organizzazione ma una domanda che per essere soddisfatta presuppone un’indagine nella società per individuare nuovi contenuti e nuovi protagonisti soprattutto giovani. Non crediamo di avere una soluzione pronta ma vogliamo metterci alle spalle l’esperienza dei partiti personali. Una nuova formazione politica deve essere una comunità, avere una carta dei valori a cui ispirarsi, un programma e regole democratiche chiare per la sua vita interna.
I diritti fondamentali dell’umanità sono sacrificati per far spazio alla corsa agli armamenti. Con la guerra in Ucraina milioni di persone rischiano di morire di fame, l’ambiente viene devastato dal ritorno al carbone e all’agricoltura intensiva, le disuguaglianze si allargano in maniera spaventosa e i salari e le pensioni, bloccati agli ultimi posti in Europa, vengono falcidiati dall’aumento dei prezzi dei generi di prima necessità e delle bollette.
Con il naufragio politico, culturale e ideale del PD per la prima volta un partito di estrema Destra, postfascista, diviene il primo Partito del Paese. Ciò accade perché i valori della Resistenza e della Costituzione sono stati ridotti a vuota retorica, tradendo il loro autentico significato di impegno a realizzare una società di cittadini con pari diritti, pari dignità e pari opportunità nel determinare il destino della Nazione.
L’Italia è già in recessione, i consumi calano, l’inflazione cresce, centoventimila aziende sono sul punto di chiudere, i forni non potranno più fare il pane e milioni di lavoratori rischiano la disoccupazione. La guerra nucleare non è più una probabilità remota ma una concreta possibilità del presente che minaccia la sopravvivenza del mondo e della specie umana. Siamo entrati nell’anticamera di una terza guerra mondiale tra potenze armate di bombe atomiche ma nel nostro Paese la campagna elettorale si è svolta con la stragrande maggioranza degli italiani in vacanza in un vuoto politico e di informazione impressionante.
La legge elettorale in vigore ha reso gli elettori irrilevanti nella scelta di deputati e senatori e si rende necessario riprendere la strada dei referendum per restituire ai cittadini la possibilità di incidere politicamente. Con l’emergenza si è, inoltre, creata una sovrapposizione dei ruoli tra politici, tecnici e giornalisti; i partiti hanno occupato la Rai con cinica sistematicità; l’Università e la scuola hanno perso centralità […].
“Pace Proibita”, grazie alla Rete utilizzata come principale canale di distribuzione, ha coinvolto più di un milione di persone e ha squarciato un muro di silenzio. Non sarebbe stato possibile senza il finanziamento di mille piccoli sottoscrittori che ci hanno fatto sentire tutti meno soli. Col vostro aiuto, e usando un’Applicazione interattiva, condurremo una grande inchiesta sull’Italia contemporanea, affidandola a una nuova generazione di giornalisti anticonformisti, libertari e indipendenti. Ci rivolgiamo a studenti e lavoratori, intellettuali e operai, imprenditori e precari, convinti che un nuovo mondo è possibile, dove la lotta contro la disuguaglianza, la fame, la guerra, abbia come obbiettivi l’acqua, l’aria pulita, la cultura e il diritto al benessere e alla felicità».

Michele Santoro, dunque, non demonizza affatto la rete. Perché la rete, intesa come quel mondo perennemente connesso, ha dei lati positivi di inestimabile valore. Ma tra le sue trame si è innestato un bug chiamato “algoritmo” che dall’alto condiziona quel che si scrive, come lo si scrive e come arriva al lettore/utente. Al cittadino.

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