Ma perché i giornalisti oggi insistono con la partnership Santoro-ByoBlu se era stata smentita ieri?

Ne aveva parlato anche Giornalettismo, in due pezzi: uno più tecnico, che spiegava il meccanismo dell'evento; l'altro di scenario, parlando del botta e risposta Santoro-Scanzi

03/05/2022 di Gianmichele Laino

Dal nostro banco in fondo all’aula di un corso di deontologia giornalistica, alziamo la mano per fare due domande. La prima: ma perché, dopo l’evento Pace proibita di Michele Santoro che ha avuto l’intenzione di proporre dei contenuti – informativi, culturali, di intrattenimento, suddivisi in maniera equivalente e contestualizzabili ciascuno nel proprio ambito di riferimento – ci si concentra non sulla sostanza, ma sul pretesto ByoBlu? La seconda: ma i giornalisti leggono i giornali? Quest’ultimo aspetto è rilevante: nella giornata di oggi, all’indomani dello spettacolo che si è svolto al Teatro Ghione di Roma e che è stato trasmesso in streaming e da diverse emittenti locali, si accusa Michele Santoro di aver fatto una «partnership» con l’emittente e il sito di ByoBlu. Ma questa presunta «partnership» era già stata smentita nella giornata di ieri e, alla smentita, Giornalettismo aveva dato ampia copertura.

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Santoro e ByoBlu, storia di una polemica basata su una falsa notizia

Già ieri, avevamo detto – infatti – che, nello spirito di un evento basato sul crowdfunding, gli organizzatori avevano messo a disposizione il link della diretta streaming su YouTube per tutti quei media che avessero avuto l’intenzione di trasmettere sui propri portali lo spettacolo Pace proibita. ByoBlu, evidentemente, rientrava tra quei media, per una propria iniziativa personale. Bastava cercare su Google: il primo risultato era quello di ByoBlu, il secondo quello di Giornalettismo.

ricerca Google tra Giornalettismo e ByoBlu

Lo stesso Michele Santoro – e vi avevamo riportato anche questa informazione – aveva pubblicato sulla propria pagina Facebook (una pagina da quasi un milione di followers – anche i numeri, in questa storia, sono importanti) un chiarimento fondamentale. Lo ricordiamo anche qui: «Solo grazie a Telenorba e non a Sky il nostro segnale sarà visibile sul canale 510. E sul terrestre su Telenorba e Antenna Sicilia. Immediata è stata anche la disponibilità di Radio Popolare di Milano e Tpi con il suo sito. Con queste emittenti abbiamo intrapreso la nostra avventura, chiarendo che non ci sarebbero state esclusive e che chiunque altro avesse voluto avrebbe potuto distribuire il segnale gratuitamente». Già sembra facile capire da che parte stanno le emittenti citate (Telenorba, Antenna Sicilia, Radio Popolare di Milano e TPI) e da che parte stanno, invece, le emittenti non citate (vedi ByoBlu).

Come se non bastasse, Giornalettismo – lo anticipavamo – ha dato conto anche della risposta di Michele Santoro ad Andrea Scanzi che, sulla propria pagina Facebook, aveva usato termini molto forti per stigmatizzare un fantomatico “approdo” (è una citazione) di Santoro a ByoBlu. Ricordiamo anche questo: Santoro aveva chiesto a Scanzi «perché Il Fatto non partecipa e non trasmette sul suo sito? Il segnale è libero, tutti possono trasmettere» (per inciso – visto che i numeri sono importanti – il post sulla pagina Facebook di Giornalettismo che trattava questo argomento ha raggiunto quasi 160mila persone).

In questa ottica, e torniamo alla deontologia professionale, ci si chiede perché tutti coloro – che su Twitter, ma anche sulle proprie testate online e cartacee – hanno parlato di una presunta partnership tra Santoro e ByoBlu non abbiano prima reperito tutti i materiali sufficienti ad affrontare l’argomento e si siano concentrati, invece, su un video – in cui l’emittente non viene mai citata – pubblicato dallo stesso ByoBlu. Ignorando – cosa ancora più grave – quei video pubblicati da Antenna Sicilia o da Telenorba in cui il nome dei network partner dell’evento, invece, veniva scandito chiaramente dalla voce di Michele Santoro.

Foto IPP/imagostock – Roma

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