Il sindaco di Pesaro Matteo Ricci: «Bene il Cura Italia, ma ora serve velocità. Prima c’è stata troppa confusione»
16/03/2020 di Enzo Boldi
Il tasso di incidenza del Coronavirus spaventa Pesaro da giorni. I casi accertati di positività ai test sul Covid-19 sono 733, di cui 110 ricoverati in terapia intensiva (sui circa 94mila abitanti) . Come successo in Lombardia, il rischio è quello di non avere più posti letto per ricoverare i pazienti in gravi condizioni. Giornalettismo ha intervistato il sindaco Matteo Ricci che ci ha parlato della situazione nella città che amministra dal 2014 e ha dato una valutazione sugli ultimi provvedimenti presi dal governo.
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Il primo capitolo è stato, inevitabilmente, un commento sul decreto Cura Italia approvato nel primo pomeriggio dal Consiglio dei Ministri: «È sufficiente per il mese di marzo – ha detto Matteo Ricci a Giornalettismo -. Si tratta sicuramente uno sforzo importante e tempestivo per le famiglie, le imprese e i lavoratori, ma anche per tutti i dipendenti dell’ambito medico che devono rispondere alla continua emergenza sanitaria. Serve un’ulteriore velocizzazione perché cresce il bisogno di posti in terapia intensiva. Occorre raddoppiare i posti entro domenica, in tutta Italia».
Matteo Ricci racconta la sua Pesaro e l’emergenza Coronavirus
Quali sono i numeri attuali di Pesaro?
«Dopo la Lombardia, Pesaro è una delle realtà più colpite soprattutto se rapportate al numero della popolazione. In questo momento i dati parlando di 733 positivi e, soprattutto 110 ricoveri in terapia intensiva. Sono tanti e prevediamo, da qui alla fine della settimana, di arrivare a 200. La Regione Marche si sta attrezzando per trovare nuovi posti per la gestione di questa emergenza».
Il decreto Cura Italia come può aiutare il sistema sanitario?
«Servirà, ma serve anche maggiore velocità. Ci siamo senti con Ceriscioli (presidente della regione Marche, ndr). Abbiamo bisogno di protezioni, materiali e personale sanitario. Ma ne abbiamo bisogno subito perché, seppur oggi c’è stata una lieve flessione nell’incremento dei casi di positività, non possiamo abbassare l’asticella. Dobbiamo organizzarne per i prossimi giorni almeno 200 posti di terapia intensiva – ha detto il sindaco Matteo Ricci -. Ora le risorse ci sono, ma abbiamo bisogno che si si velocizzi il tutto».
Come si stanno comportando i pesaresi? È stata avvertita la portata del pericolo?
«Da domenica le cose sono migliorate notevolmente. Sicuramente ci sono cittadini menefreghisti, ma è pur vero che la maggior parte delle persone è molto responsabile e da quando le informazioni sono arrivate in maniera chiara dal governo in giù, è aumentata la responsabilizzazione e a Pesaro stanno rispondendo bene anche se c’è sempre chi esce dalle regole, ma sono casi minimali. La gente è preoccupata, ma combattiva e collaborativa».
C’è qualcosa che non ha funzionato nella comunicazione all’inizio dell’emergenza?
«Come sindaci italiani, fin da subito, abbiamo detto che doveva essere una partita nazionale. Quando c’è un’emergenza serve una gerarchia chiara e un’informazione univoca e questa deve venire da governo, protezione civile e Istituto Superiore di Sanità. Nei primi giorni c’è stata grande confusione tra Stato e Regioni. Tutto ciò non ha fatto bene. Più abbiamo recuperato chiarezza e gerarchia nazionale, meglio siamo riusciti ad affrontare l’emergenza».
Fa riferimento anche alle ultime decisioni?
«Mi pare che questo nuovo passaggio di oggi rafforzi ulteriormente la sensazione degli italiani del fatto che finalmente ci sia un’unica regia e una centrale di comando. Quando c’è una situazione di questo tipo, c’è bisogno che qualcuno si prenda la responsabilità delle scelte, dia gli ordini. E gli altri li devono eseguire. Purtroppo questo meccanismo in Italia, con la concorrenza tra Regioni e Stato, ha provocato confusione all’inizio. Ora però mi pare che le polemiche stiano diminuendo, anche perché non servono a nessuno»
Negli ultimi anni Pesaro è stata definita la ‘Capitale dei No-vax’ (o free vax). Pensa che questa situazione possa riportare la discussione a un livello più scientifico in città?
«Credo che questa vicenda, quando finalmente riusciremo a lasciarcela alle spalle, avrà rafforzato la fiducia nei confronti della Sanità pubblica del nostro Paese e nei confronti della scienza. Per troppo tempo abbiamo criticato un sistema sanitario che sicuramente non è perfetto, ma resta tra i migliori al mondo. Per troppo tempo abbiamo seguito teorie strampalate invece di ascoltare la scienza e gli scienziati. Questo è il momento in cui gli italiani hanno fiducia nella scienze e questo condurrà un cambiamento anche nell’opinione pubblica nazionale».