Massimo Giletti e la scorta: «Senso di solitudine. Abbiamo colpito nel segno»

Il conduttore parla al Corriere di scorta, solitudine e degli argomenti «pericolosi» trattati nel suo programma

11/08/2020 di Marta Colombo

In una nuova intervista al Corriere della Sera, Massimo Giletti ha raccontato la sua vita sotto scorta, iniziata due settimane fa in seguito alle minacce, dello scorso maggio, del boss Filippo Graviano dal carcere.

«Profonda tristezza. Senso di solitudine», ha spiegato Giletti. «Se il Viminale mi assegna la scorta vuol dire che nel mio programma abbiamo toccato qualcosa di grave e molto pericoloso. Ma essere un unicum ti espone. Diventi obiettivo. È quello che faccio più fatica ad accettare»

Il conduttore del programma Non è l’arena su La7, si riferisce alle puntate dedicate alle scarcerazioni dei boss mafiosi dopo la rivolta in alcune carceri. La trasmissioni, infatti, aveva parlato dei collegamenti tra i due eventi.

«Erano anni che non c’erano rivolte nei padiglioni bassi. Stranamente dopo essere costate diverse vite e oltre 30 milioni di euro di danni, all’improvviso si sono fermate. Non vorrei che nel Paese delle trattative ci sia stato un accordo», ha spiegato Giletti al Corriere.

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Giletti su Travaglio e il ritorno su La7

In seguito all’annuncio della scorta, in molti si sono espressi sulla questione e sulla posizione di Giletti. Quando gli è stato chiesto da chi fosse rimasto deluso, il conduttore ha risposto, senza esitazione, Marco Travaglio. «È un giornalista che ho sempre stimato e difeso, ha definito il mio programma un covo di mitomani e siccome ho avuto ospiti come Catello Maresca, Di Matteo, Sebastiano Ardita, Luigi de Magistris, Antonio Ingroia e Sandra Amurri, mi sconforta. Proprio perché Il Fatto Quotidiano è il giornale simbolo dell’Antimafia», ha spiegato.

A fine settembre ripartirà Non è l’Arena. Nell’intervista, parlando del suo ritorno alla conduzione, Giletti dice che si sente in dovere di far luce sulla verità e non può tirarsi indietro, anche se, ammette, gli «costerà».

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