L’educazione digitale di Marine Le Pen che «ha stampato» un tweet

È stata questa con cui la candidata alla presidenza francese ha dimostrato di essere pronta alle sfide del futuro tecnologico che attendono la Francia?

21/04/2022 di Gianmichele Laino

Eccola lì, la sintesi perfetta di una politica che, pur utilizzando i social network, non riesce ad andare avanti di un singolo passo rispetto all’educazione digitale. Mentre Marine Le Pen, per intenderci, ha fatto di Facebook e di Twitter un terreno di conquista (un po’ come è accaduto a tutti i populismi nella storia recente e anche in Italia, di tutto ciò, abbiamo esempi luminosi), davanti alle telecamere dimostra di essere più analogica di un cavo dell’antenna. Ha fatto sorridere – e ha suscitato ironie – la sua scelta di rispondere, durante l’ultimo dibattito prima del ballottaggio, a un attacco di Emmanuel Macron sulla sua dipendenza (anche economica) da fondi russi attraverso un tweet stampato su un foglio A4. Un tweet, per intenderci, del 2014.

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Marine Le Pen e il tweet stampato in risposta a Macron

Il contesto, innanzitutto. Macron stava attaccando Marine Le Pen sui suoi legami con la Russia di Putin. Legami politici, prima di tutto. Ma poi il presidente in carica ha ricordato anche la dipendenza economica da un fondo straniero della Le Pen, che non ha negato di aver fatto ricorso a questo prestito perché – sosteneva – nessun istituto di credito francese o europeo glielo avrebbe permesso. «Macron sa benissimo che sono una donna libera – ha risposto -, una patriota. A questo proposito, ho recuperato un tweet del 2014 in cui scrivevo di desiderare una Ucraina libera».

Ora vi spieghiamo perché questa mossa denota scarsissima educazione digitale. Numero uno. Stampare un tweet – che per sua stessa natura è uno strumento digitale e non certo analogico – significa estrapolarlo dal corretto contesto di utilizzo. Il tweet doveva essere mostrato nell’applicazione, dal telefono o dal tablet di Marine Le Pen, al massimo trasmesso su uno schermo. Stampare un tweet significa automaticamente collocarsi al di qua della linea di confine rispetto alle sfide digitali che aspettano la Francia e gli altri Paesi d’Europa nel prossimo futuro.

Non solo: mostrare il tweet in quel modo ha permesso di evidenziare come, prima della performance televisiva, quel messaggio avesse pochissime interazioni (76 retweet, poco più di 50 like). Adesso, dopo la trasmissione televisiva, la portata di quel tweet è notevolmente aumentata, ma questo non cambia la sostanza della scelta strategica.

In più, stampare un tweet significa fissarlo in un preciso momento storico, facendo venire meno una delle caratteristiche fondative del web, ovvero l’ipertestualità. Il tweet del 2014 sull’Ucraina libera, stampato, è fine a se stesso. Se invece fosse stato inserito correttamente in una time line, si sarebbe potuto evincere che – appena un mese dopo quel tweet – Marine Le Pen aveva riconosciuto, sempre attraverso Twitter, l’annessione della Crimea. Una affermazione che mal si sposa con il desiderio di una Ucraina libera.

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