È giusto vietare le chat WhatsApp docenti-alunni e chiedere ai prof di non postare sui social foto in costume?

Il vademecum è stato proposto dall'Associazione Nazionale dei presidi del Lazio, ma gli studenti protestano

20/04/2022 di Redazione

Nella scuola del registro elettronico e delle LIM, in quella dell’educazione digitale e dello sviluppo delle nuove tecnologie dell’educazione, in quella stessa scuola che sta uscendo da un lungo periodo di DAD (Didattica a distanza) e di DID (Didattica integrata a distanza), la priorità – in questi giorni – è quella di fornire un vademecum a studenti e docenti su come utilizzare gli account social e su come disciplinare le comunicazioni tra queste due categorie che rappresentano il nucleo essenziale delle relazioni scolastice. A proporre questo vademecum sull’utilizzo dei social network è stata l’Associazione Nazionale dei presidi nella sede del Lazio. Ma queste prescrizioni non piacciono agli alunni che la vedono, piuttosto, come una forma di reazione rispetto a quanto accaduto nelle scorse settimane al Liceo Montale di Roma.

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Vademecum social per i professori e gli alunni

In cosa consisterebbe questo vademecum? Innanzitutto nello stop alle chat su WhatsApp tra professori e studenti. Sarebbe preferibile – è questa la soluzione individuata dall’ANP – contattare i docenti via mail. Sicuramente indice di un rapporto più formale, più sicuro e anche più tutelato. Accanto a quella che potrebbe essere anche una norma di buon senso, tuttavia, si aprono anche altri spazi di riflessione: l’associazione dei presidi, infatti, chiede un maggiore monitoraggio dei contenuti pubblicati sui social network dai docenti. In questo, potrebbe seguire quanto previsto, ad esempio, dal ministro della Pubblica Amministrazione per i dipendenti pubblici.

Basta foto in costume, ad esempio, basta foto durante momenti di spensieratezza in famiglia e con gli amici. O, in alternativa, l’impostazione di profilo privato, senza esporsi dunque agli occhi indiscreti degli alunni. La posizione, da questo punto di vista, non sembra essere condivisa dalla rete degli studenti medi, che ha invitato i presidi a ritirare questo vademecum e a riflettere sull’utilizzo consapevole delle nuove tecnologie di comunicazione, piuttosto che sul loro divieto tout court. Tanto più che, all’interno del regolamento, è previsto anche un comportamento da suggerire agli alunni: quello cioè di non postare immagini e post che vadano a ledere l’immagine dell’istituto che frequentano.

A diffondere per primo la notizia di questa iniziativa e il conseguente dissenso rispetto alla misura è stato il portale specializzato Orizzonte Scuola, che oggi è tornato nuovamente sull’argomento. Quest’ultimo ha evidenziato anche quali casi potranno essere comunque tollerati per l’utilizzo delle chat tra docente e alunno: soltanto le comunicazioni urgenti come eventi scolastici cancellati o lezioni sospese con breve preavviso.

Foto IPP/Vincenzo Bruni – Roma

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