Il Garante della Privacy blocca la diffusione delle chat tra lo studente e la preside del Montale

Il caso, raccontato sin nei minimi dettagli sui giornali in questa settimana, è finito sotto la lente d'ingrandimento dell'autorità

01/04/2022 di Redazione

Il Garante della Privacy ha disposto, con effetto immediato, il blocco della diffusione delle chat preside-studente e delle loro trascrizioni sui quotidiani italiani: il contesto è quello del “caso” del Liceo Montale di via di Bravetta a Roma e della presunta relazione tra la dirigente scolastica e uno studente maggiorenne. In questi giorni abbiamo assistito, spesso, a un racconto abbastanza morboso di quello che stava accadendo, con tanto di dettagli relativi ai messaggi che i due si sarebbero scambiati e della trascrizione di una registrazione di una conversazione tra la preside e il ragazzo. Successivamente, è stato pubblicato anche un video di un alterco tra la preside e il vicepreside che, apparentemente, nulla aveva a che vedere con la storia in sé.

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Chat preside-studente, il Garante della privacy dispone il blocco della diffusione

Il blocco, ovviamente, interviene al momento in via del tutto provvisoria: «Gli stralci dei messaggi riportano dettagli relativi ai rapporti personali, anche attinenti alla sfera sessuale, tra la preside (identificata con il nome e cognome e con alcune sue fotografie) – scrive il Garante – e lo studente del liceo, maggiorenne, di cui viene pubblicato il (presunto) nome, indugiando sulle frasi che si sono scambiati e sulle circostanze dei loro incontri, che nulla aggiungono alla necessità di fare chiarezza sulla vicenda».

Un monito, dunque, del Garante della Privacy a chi sta raccontando questa vicenda. Ricordiamo che, al momento, non sono in corso indagini sul caso e che, quindi, le conversazioni riportate non sono al vaglio degli inquirenti, ma rappresentano esclusivamente del materiale messo a disposizione di vari giornalisti che stanno riportando notizie, con frequenza pressoché quotidiana, dai cancelli del Liceo Montale. Le chat sono spesso mostrate da terze persone, che non sono direttamente coinvolte nella vicenda. Da qui il monito del Garante.

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