Lo studio che dice che il 40% dei bambini condividerebbe nomi e indirizzi di casa con persone conosciute online

Kaspersky, nell'ambito del progetto Digital Security, ha realizzato un sondaggio in 88 scuole italiane

03/11/2021 di Redazione

«Un amico virtuale è pur sempre un amico». Il 40% di un campione di 1833 bambini italiani di età compresa fra i 5 e i 10 anni è convinto che questa affermazione sia vera. E che sia tale da giustificare il fatto di condividere informazioni riservate e personali con uno sconosciuto incontrato per la prima volta online e mai dal vivo. Secondo una ricerca condotta dall’azienda di sicurezza informatica Kaspersky – che da tempo, ormai, collabora con le scuole italiane per progetti che vanno nella direzione dell’educazione digitale -, sarebbe questo il dato più allarmante registrato negli 88 istituti italiani che, attraverso la piattaforma Educazione Digitale appunto, hanno trasmesso ai propri studenti le domande sulle loro abitudini relative all’utilizzo dei dispositivi mobili.

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Condivisione dati minori con persone conosciute su internet: i dati preoccupanti

Ecco, in base a queste domande, arriva il dato inquietante. Tra la primavera e l’autunno del 2021, i bambini e i ragazzi della fascia d’età 5-11 anni (il campione era così composto: il 53,9% di bambini e il 47,1% di bambine; il 19,3% dai 5 ai 6 anni, il 29,5% dai 7 agli 8 anni e il 51,1% dai 9 ai 10 anni) hanno affermato che – per il 40% di loro – sia normale condividere informazioni molto sensibili come nome, cognome, età, indirizzi di casa con persone mai incontrate dal vivo e conosciute online. Verosimilmente, su piattaforme di gioco, durante sessioni di gaming. Sui social network – si prenda il caso di TikTok ad esempio – è molto più difficile condividere messaggi in DM se si ha una certa età. Le policies di queste piattaforme, infatti, impediscono ai minori di 14 anni di utilizzare chat private.

Tuttavia, non è l’unico problema evidenziato da questa ricerca di Kaspersky. Oltre la metà del campione di minori analizzato (55%), infatti, ha dichiarato di possedere uno device personale, al quale avere libero accesso per ampie porzioni della giornata. La maggior parte delle persone intervistate hanno dichiarato un utilizzo del proprio dispositivo mobile superiore alle 2 ore al giorno. Ma perché questo desiderio di evasione dal mondo reale? In realtà, gli intervistati hanno dichiarato di sentirsi perfettamente a proprio agio con le piattaforme digitali, dal momento che queste ultime li aiutano nello sviluppare nuove relazioni e a conoscere nuove persone.

Il concetto di “conoscere”, tuttavia, resta molto sfumato. Il rischio è far crescere una generazione che abbia perfettamente contezza delle possibilità tecnologiche che i nuovi dispositivi riescono a generare. Ma che, al contrario, abbia una scarsa educazione nelle conseguenze del loro utilizzo.

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