I documenti interni a Facebook mostrano la strategia per spostare il “mercato” verso i bambini

Il file pubblicato dalla NBC fa parte del faldone consegnato al Congresso ed è oggetto delle valutazioni nei confronti del gigante di Menlo Park

30/10/2021 di Enzo Boldi

L’azienda ha cambiato nome, ma le polemiche – e i processi – continuano. Negli ultimi mesi è iniziato il contenzioso (partito dagli Stati Uniti e poi allargatosi a macchia d’olio a tutto il mondo) sui piani futuri e futuribili di Facebook. Si è parlato, in particolare, delle strategie per creare un nuovo tassello nell’infinito mercato tecnologico e digitale, con particolare riferimento ai minori. Oggi, con un documento pubblicato dalla NBC (che fa parte del faldone già nelle mani del Congresso americano), si evidenzia come la strategia fosse quella di creare una nuova fetta di utenti con prodotti ad hoc: i bambini tra i 6 e i 13 anni.

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«La nostra azienda sta facendo un investimento importante nei giovani e ha creato un team virtuale interaziendale per creare esperienze più sicure e private per i giovani che migliorano il loro benessere e quello della loro famiglia. Per molti dei nostri prodotti, storicamente non abbiamo progettato per gli under 13», si legge all’interno di un documento postato nel blog interno dell’azienda Facebook. Il nome del redattore è stato oscurato prima dell’approdo al Congresso, ma le dinamiche sembrano essere ben precise: abbassare quella soglia minima d’età attenzionata dagli studi e dalle analisi interne per sviluppare nuovi prodotti. Una soglia che, fino all’epoca dei fatti, era di 13 anni. L’obiettivo era quello di scendere fino ai 6 anni.

Facebook, i nuovi documenti e l’attenzione sui minori

Parole e programmi futuri e futuribili racchiusi anche in uno dei diagrammi inseriti all’interno di quel post pubblicato sul blog riservato a vertici, dipendenti e sviluppatori di Facebook, reso pubblico dalla NBC.

Dove stiamo andando, è titolo di questo diagramma che risale al 9 aprile scorso. Nello schema si vede la differenza tra il “pubblico” analizzato fino a questo momento e gli obiettivi futuri. Prima c’era un blocco alla soglia dei 12 anni, poi l’obiettivo dichiarato di scavare più affondo introducendo altre due categorie (individuate in due precise fasce d’età) che si sono andate a sommare alle tre già esistenti: «Questi cinque gruppi di età – si legge ancora nel documento – possono essere utilizzati per definire l’istruzione, la trasparenza, i controlli e le impostazioni predefinite che soddisferanno le esigenze dei giovani utenti»

“Eh, ma lo fanno anche gli altri”

Ed è qui che riecheggiano quelle parole che ora (insieme alla polemica per l’attenzione morbosa rivolta al pubblico più giovane, oggetto delle contestazioni a livello globale) assumono contorni ben più definiti. Frasi che fanno riferimento alla risposta alle sollecitazione del Wall Street Journal pubblicata nel mese di settembre sul blog ufficiale dell’azienda che ora si chiama Meta: «Le aziende che operano in uno spazio altamente competitivo si sforzano di attrarre le generazioni più giovani. Considerando che i nostri concorrenti stanno facendo la stessa cosa, sarebbe davvero interessante se Facebook non facesse questo lavoro»

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