Il contributo di Marina Bellini alla storia di internet in Italia | RAM – La rete a memoria

Presentiamo l'ottava puntata di un nuovo format di Giornalettismo: una serie di conversazioni in vocale con i protagonisti che hanno dato la loro impronta a internet in Italia

30/03/2022 di Redazione

A tu per tu con i protagonisti della rete. È quello che si prefigge di fare il nostro format RAM – La rete a memoria. Nel corso di diverse puntate – disponibili anche sulla pagina Instagram di Giornalettismo -, si proporranno delle conversazioni con i protagonisti della storia di internet in Italia. L’idea è quella di un racconto attraverso una semplice conversazione via app di messaggistica, con gli intervistati che rispondono alle nostre domande con dei messaggi vocali. Un modo per entrare in empatia con chi – di solito – sta sempre oltre lo schermo del nostro pc. Il ciclo di puntate si continua con questa nostra intervista a Marina Bellini, art director digitale e prima ad avere un avatar pubblico su Second Life.

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Ai tempi del primo metaverso che aria si respirava? Marina Bellini, art director digitale che abbiamo intervistato in qualità di prima italiana ad aver avuto un avatar pubblico in Italia, non esita a parlare di un clima di fervore per qualcosa di estremamente nuovo e ancora tutto da sperimentare: «Era il 2008 e mi fu affidato l’incarico di utilizzare Secondlife per allestire mostre e eventi virtuali. Questa prima fase sperimentale è una fetta importante nella storia della rete». Un’epoca in cui c’era grande scambio e collaborazione, un clima che oggi – e già questa è una prima differenza – non si potrebbe ricreare poiché «chi lavora e produce nel virtuale ormai ha stabilizzato un range di guadagno e cura esclusivamente il proprio brand». Da dove arriviamo e dove stiamo andando ce lo ha spiegato bene Bellini in questa puntata di RAM.

Marina Bellini e l’avatar funzionale a progetti culturali

Bellini ci ha parlato di una modalità innovativa che, andando a ben guardare, in Italia è poco nota: «Utilizzo Secondlife come uno strumento di dialogo tra reale e virtuale – ha spiegato la art director digitale ai microfoni di Giornalettismo – Il mio avatar non solo in Secondlife ma anche in altri mondi virtuali è un’estensione di me nei mondi tridimensionali ed è con esso che mi relaziono con gli utenti di tutto il pianeta. Ha la mia voce quando parla con gli altri ed è tramite esso che ho potuto realizzare tanti progetti, dalle mostre reali dei musei di Roma trasformate in installazioni immersive alle mostre di artisti, convegni, conferenze e ricostruzioni storiche».

Cos’è il metaverso per chi ne è stato parte si dall’inizio? «Noi che sa molti anni abitiamo in mondi virtuali siamo abituati a chiamare metaverso ogni spazio che abbia le caratteristiche di una simulazione computerizzata in cui molti utenti possono interagire tramite un avatar». Si tratta di un’alternativa valida e plausibile al web? «Se il metaverso andrà a sostituire il web dovrà avere la sua stessa interoperabilità, quindi sarà uno solo se potrà raggruppare realtà virtuali diverse e uniformate con sistemi finanziari delle transizioni di denaro così come dovrebbe essere condivisa la policy circa la sicurezza dei dati e la proprietà intellettuale».

Siamo ancora, in tal senso, in pieno divenire rispetto a quello che effettivamente potrà essere lo sviluppo su larga scala del metaverso. E il nuovo metaverso di Zuckerberg? «A livello grafico non potrà essere meno affascinante dell’attuale Secondlife».

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