Il deputato M5S Marco Rizzone dice che il caso bonus (che lui ha percepito) è cavalcato per portare consensi al referendum

Un post social al vetriolo del pentastellato contro i sui colleghi di partito

14/08/2020 di Enzo Boldi

Non ci sta a passare per disonesto e passa al contrattacco, con allusioni neanche troppo velate. Il giorno dopo di Marco Rizzone è quello della difesa arcigna e contropiede veloce dopo l’ufficializzazione del suo nome nella lista dei tre deputati che hanno chiesto e ottenuto il bonus Covid da 600 euro destinato ai lavoratori autonomi e alle partite Iva. Il parlamentare del Movimento 5 Stelle, infatti, spiega perché la sua vicenda sia stata frutto di un errore (non per quel che riguarda la richiesta, fatta da terzi, ma per la narrazione che ne è stata fatta) e punta il dito contro quelli che chiama moralizzatori.

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Con un video pubblicato sui suoi canali social, Marco Rizzone getta il sasso senza nascondere la mano, scrivendo ciò: «È comodo puntare il dito contro qualcuno per nascondere le proprie mancanze. Ma è ancor più comodo (nonché molto triste) cavalcare la rabbia delle persone per provare a riprendersi un po’ di consenso in vista del referendum sul taglio dei parlamentari o delle elezioni regionali». Un duro contrattacco in risposta alla moralizzazione partita anche dal suo stesso partito.

Marco Rizzone si difende e contrattacca

Un pensiero, quello dello scandalo scoppiato poco prima del referendum sul taglio dei parlamentari, che era già emerso qualche giorno fa dalle parole di alcuni esponenti del Centrodestra. Insomma, Marco Rizzone non vuole passare – secondo il suo racconto – come vittima sacrificale di quello che lui stesso vede come un progetto architettato ad hoc. Lo stesso deputato M5S, segnalato ai probiviri pentastellati e temporaneamente sospeso (come accaduto anche agli omologhi leghisti Dara e Murelli), si difende dicendo che lui ha rinunciato a parte del suo stipendio (come da Statuto M5S) in favore del fondo per il microcredito. Per questo motivo quell’errore nella richiesta – fatta dal suo commercialista, citato senza colpevolizzarlo – dovrebbe essere valutato in quanto tale. Senza malafede.

La legge scritta male

Nel resto del suo post social, Rizzone sottolinea come la legge per l’erogazione del bonus Covid da 600 euro fosse stata scritta male, ma quel provvedimento arrivò blindato in Aula e nessuno – neanche lui – è potuto intervenire per modificarlo e mettere un tetto di reddito per farne richiesta. Insomma, dopo l’accusa ora si passa al contrattacco. Sempre all’interno del Movimento 5 Stelle.

(foto di copertina: da pagina Facebook di Marco Rizzone)

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