Lucio Presta denuncia: «Il figlio di Paola Perego tra i dj delle feste in Sardegna, ma il suo tampone è in ritardo»
L'agente descrive l'odissea del figlio della moglie e chiede che sia fatta chiarezza
18/08/2020 di Redazione
Lucio Presta è scoraggiato per quello che è accaduto al figlio di sua moglie Paola Perego, uno dei dj delle feste in Sardegna dalle quali sono emersi dei casi di positività al coronavirus. Partecipa anche lui a quello che può definirsi il panico nelle chat dei ragazzi di Roma nord. Ce n’erano tantissimi in Sardegna nelle feste a ridosso di Ferragosto, quelle in cui sono stati segnalati casi di coronavirus. Nel mirino ci sono le istituzioni locali che non hanno dato segnali particolarmente efficaci – secondo il racconto dell’agente – rispetto a quanto accaduto a Roma.
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Lucio Presta racconta cosa è successo al figlio di Paola Perego
«Il figlio di mia moglie applica il protocollo e chiama il medico di base, che gli prescrive tampone; chiama lo Spallanzani per dare dati e chiede che gli venga fatto un tampone. Risposta: la chiamiamo noi e non si sente più nessuno. Allora richiama e gli dicono di andare in fila al Drive in più vicino per fare il tampone; esegue con mascherina e protezioni individuali: sei ore di fila in auto ed eccoci tocca a lui. Ma sono le 20, devono chiudere: “torni domani, anzi lei non dovrebbe uscire di casa perché potenziale positivo“. Lui replica: “ma io ho chiamato e mi hanno detto di venire qui”. “Ok va bene torni domani mattina alle 8.30″».
Insomma, la vicenda che coinvolge il ragazzo sembra essere tipica di questo momento di confusione relativo alle indagini sulla curva epidemiologica a ridosso delle vacanze di Ferragosto, con tanti giovani di rientro dalle località di villeggiatura, dove le attività da ballo nelle discoteche sono state consentite fino al 16 agosto incluso. Nelle chat dei ragazzi di Roma nord – come riportato dal Corriere della Sera – la preoccupazione scorre sul filo dei messaggi e ci si scambia opinioni sul da farsi in attesa di altri risultati dai tamponi.
Dall’altra parte, invece, l’istituto Spallanzani ha comunicato che, negli ultimi giorni, sono stati effettuati oltre 5mila test su persone rientrate in Italia e a Roma dai diversi luoghi di villeggiatura. Ma la chiusura del post di Lucio Presta lascia comunque tanti punti interrogativi sospesi: «Dopo aver seguito il protocollo, il ragazzo che deve fare? Vogliamo accertare che lui e gli altri possano essere certi se sono positivi o no e comportarsi come si deve a seconda del caso? Anche stavolta ci vorrà un pizzico di fortuna e tanta pazienza».