Dall’inizio della pandemia mezzo milione di persone hanno perso il lavoro

Oltre un terzo delle imprese denuncia problemi di tipo organizzativo o economico dovuti all’emergenza sanitaria che portano a dubitare della sostenibilità dell’attività da ora a fine anno. Questo è quanto emerge dai dati Istat, che evidenziano anche la perdita di circa 500 mila posti di lavoro da quando è cominciata la pandemia. Il fatto che le imprese non si riprendano dal periodo di crisi causato dal coronavirus significherà, inevitabilmente, anche gravi problemi nel mercato del lavoro del nostro paese.

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«Calo del mercato del lavoro di circa 500 mila occupati da inizio pandemia»

Queste le parole di Roberdo Monducci, direttore della produzione statistica, durante un’audizione al Senato. Si tratta di un trend non fortissimo ma «persistente» con «tre mesi consecutivi di cadute congiunturali» e «un calo del mercato del lavoro di circa 500.000 occupati dall’inizio della pandemia». Gli effetti del contenimento sul sistema produttivo si vedono dai dati: solamente il  32,5% delle imprese ha dichiarato di aver lavorato durante il lockdown; il 43,8% ha affermato di aver tenuto chiuso almeno fino al 4 maggio; a soffrire del lockdown è stato il 49,1% delle imprese produttive italiane.

Meno colpite le imprese che operano su mercati internazionali

Se il 38,8% imprese che operano in Italia ha dichiarato che potrebbero esserci difficoltà a tenere aperto fino a fine anno, se la cavano meglio quelle presenti sui mercati internazionali. Le ragioni dei rischi di possibili chiusure risiede nel fatto che il fatturato, durante il lockdown, è precipitato con un calo rispetto al 2019 di oltre il 50% per il 64% delle imprese in lockdown. Tra i principali motivi troviamo i vincoli di liquidità  per il 62,6% delle imprese a rischio chiusura e la contrazione della domanda per il 54,4%  delle aziende prese in esame.

 

(Immagine copertina da Pixabay)

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