Kids keep playing: come far tornare i bimbi rifugiati ucraini a sorridere con un tag

Il progetto nasce per attenzionare le piattaforme di streaming tramite un tagging di massa affinché, in Italia, vengano trasmessi film e cartoni in ucraino

20/03/2022 di Ilaria Roncone

Sono molte le persone che, lontano e al riparo dalle bombe, si chiedono che cosa possono fare – nel loro piccolo – per dare una mano ai milioni di profughi che stanno lasciando l’Ucraina in questo periodo di guerra. A volte basta un semplice tag: questo il principio che guida l’iniziativa “Kids Keep Playing”, nome anche dell’omonimo movimento nato per sostenere bambini e bambine che stanno fuggendo dalla guerra in Ucraina. Il progetto si lega a doppio filo alle grandi piattaforme di streaming e a quello che possono fare nell’ambito intrattenimento per i bambini e le bambini che, dall’Ucraina, si sono trovati catapultati in Italia dopo aver subito l’enorme trauma di vedersi vita e quotidianità sconvolte in età così giovane.

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Kids keep playing: come partecipare all’iniziativa con un tag

Come si può partecipare concretamente? Andando sotto i post creati ad hoc dei profili Instagram e Facebook dedicati al progetto e taggando canali tv e servizi di streaming. Così facendo si mira a raccogliere il consenso dei grandi dello streaming italiano così da trasmettere sugli schermi di tutto il paese film e cartoni animati in lingua ucraina. Un sostegno concreto nelle vite dei piccoli in fuga che – dopo aver trovato un tetto e un pasto disponibili per loro – hanno necessità di un momento di distrazione – per quanto sia possibile – e di tornare nella dimensione dell’infanzia.

Le autrici del progetto hanno raccontato ai microfoni di Giornalettismo la sua genesi: «Quando la guerra in Ucraina è scoppiata, ci siamo chieste cosa avremmo potuto fare per provare a riportare un sorriso sui volti dei piccoli che stavano scappando. Volevamo regalare loro un piccolo momento di normalità, per quanto possibile. Abbiamo pensato ai cartoni animati e al fatto che i bambini ucraini non avrebbero potuto vederli nella loro lingua una volta in Italia, e a quel punto avevamo l’idea ma non avevamo i mezzi. Abbiamo cercato di creare dei ponti coi broadcaster maggiori e nel frattempo abbiamo avviato una “petizione” online, sui social, per amplificare il messaggio».

Netflix Italia ha aderito all’iniziativa

Come spiega Kids keep playing, «Netflix Italia è stata la prima piattaforma a rispondere all’appello di KIDS KEEP PLAYING che si è diramato sui social in modo naturale». Tutto è accaduto in breve tempo dalla nascita delle pagine social: «Dopo pochi giorni abbiamo avuto notizia che Netflix avrebbe sostenuto il progetto, cosa che è poi stata confermata con un annuncio ufficiale sul profilo di Twitter di Netflix Italia e con l’effettiva abilitazione della lingua ucraina su moltissimi contenuti disponibili su Netflix.it a partire dal 13 marzo». L’ideale sarebbe dare vita a un’azione corale, «che tutti partecipassero anche solo con un piccolo gesto: un messaggio in ucraino durante la pubblicità, un film di produzione ucraina con sottotitoli in italiano in prima serata… insomma, tanti segnali – più o meno piccoli – per abbattere le barriere e dimostrare solidarietà».

Non solo Netflix ma anche una serie di associazioni che si occupano dei bambini che arrivano dall’Ucraina, compresa Soleterre che nel paese lavora dal 2003 per garantire strumentazione medica e forniture di farmaci nei reparti dell’Istituto del Cancro, dell’Istituto di Neurochirurgia di Kiev e dell’Ospedale Regionale di Leopoli. L’importanza di un’iniziativa del genere è stata sottolineata anche dalla dottoressa Chiara Rebuffoni, Psicologa Esperta in Psicoanalisi dell’età evolutiva: «I bambini in guerra sono costretti a farsi improvvisamente resistenti per poter sopravvivere psichicamente. La realtà non è più popolata da immagini fantasticate – in cui anche i mostri hanno diritto di esistere, ma appunto, non sono veri – ma diventa colma di incubi reali e concreti. Il trauma della guerra è profondamente connesso alla perdita dei propri cari, delle abitudini. Ecco che questi vuoti lasciano lo spazio al disorientamento, alla paura e all’angoscia».

I risultati di quanto fatto finora? «Per sapere davvero i numeri che sono stati raggiunti, bisognerebbe chiedere ai vari broadcaster quante segnalazioni hanno ricevuto sui social. Quelle che abbiamo potuto tracciare e i commenti/like sui nostri post parlano di qualche migliaio, ma a sorpresa hanno ri-postato i nostri contenuti anche influencer, quindi i numeri potrebbero essere molto più alti. Staremo a vedere come reagiranno i prossimi nomi che coinvolgeremo e nel frattempo continuiamo
a pensare a nuove idee, nella speranza che le nostre operazioni diventino inutili il prima possibile e che questa guerra abbia fine».

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