Joaquin Phoenix è padre e il suo primo figlio è stato chiamato “River”: ecco perché

L'attore ha deciso di chiamare il figlio "River" come il fratello scomparso nel '93 sotto i suoi occhi. La storia

28/09/2020 di Daniele Tempera

Lo abbiamo ammirato tutti nei panni di Joker, personaggio ormai immortale, entrato di diritto nella storia del cinema e coronamento di una carriera colma di successi e di soddisfazioni. La notizia è che Joaquin Phoenix e la compagna Rooney Mara sono diventati genitori. Una notizia passato in sordina, l’opposto da ciò di cui siamo abituati da divi hollywoodiani. Ad annunciarlo è stato infatti il regista Victor Kossakovsky al festival del cinema di Zurigo presentando un documentario di cui Phoenix è produttore.

Ma quello che ha fatto commuovere molti fan è il nome che la coppia ha deciso di dare al nuovo nascituro: “River”, lo stesso nome del fratello maggiore di Joaquin, morto nel 1993 e interprete di pellicole indimenticabili come “Stand By Me” e “Belli e dannati”.

Chi era il fratello di Joaquin Phoenix e perché ha deciso di dare il suo nome al figlio

Tra la fine degli anni ’80 e l’inizio dei ’90 River Phoenix era uno degli attori più promettenti della sua generazione. Recitò in film diventati veri e propri cult, ma la sua carriera si interruppe tragicamente a 23 anni a causa di un overdose di speedball (un mix di cocaina ed eroina). E successe in un club, il “Viper Room” allora in parte proprierà di Johnny Depp, mentre River doveva salire sul palco a suonare (era anche musicista). Tra i presenti in quella tragica serata figurano vere e proprie leggende degli anni ’90 e degli anni a venire, come i membri dei Red Hot Chilli Pepper John Frusciante e Flea, Johnny Depp, Leonardo di Caprio e il fratello Joaquin che assisté impotente alla morte del fratello.

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Joaquin si era già commosso ricordando il fratello durante la premiazione degli Oscar.  Ricordando il fratello scomparso ebbe invece a dire in un’intervista: “River era un attore considerevole e noi ai tempi non ce ne rendevamo conto. E nel tempo in cui ti senti più vulnerabile ti ritrovi elicotteri che ti volano sopra e persone che cercano di ficcare il naso nella tua vita privata. Credo che questo abbia frenato di molto la mia elaborazione del lutto”.

 

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