Cosa ci facevano tutti i big della Silicon Valley a Capitol Hill
L'incontro, a porte chiuse, con i Senatori per parlare della regolamentazione dell'intelligenza artificiale
15/09/2023 di Enzo Boldi
Un incontro a porte chiuse, lontano dagli occhi invadenti delle telecamere e senza alcuna possibilità di conoscere i dettagli delle dichiarazioni fatte dai 22 “grandi capi” delle aziende della Silicon Valley. Da Elon Musk (X Corp) a Bill Gates (Microsoft), passando per Mark Zuckerberg (Meta), Sundar Pichai (Google) e Sam Altman (Open AI). Questo il parterre de rois che, nelle scorse ore, ha varcato le soglie del Senato statunitense per raccontare la loro versione dei fatti su come il legislatore dovrebbe/potrebbe intervenire per discutere, scrivere e approvare una regolamentazione interna (made in USA) dell’intelligenza artificiale.
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Si riparte, dunque, da Capitol Hill. Solo qualche settimana fa, era la fine del mese di luglio, il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden aveva incontrato i vertici della sette principali aziende tecnologiche americane: Amazon, Anthropic, Google, Inflection, Meta, Microsoft e OpenAI (ma non Apple). Al termine degli incontri, lo stesso numero uno della Casa Bianca aveva parlato di un impegno formale da parte di queste società a uno sviluppo razionale ed etico di prodotti basati sull’AI, il machine learning e gli algoritmi. Impegno, dunque, e non una legge o regolamento come quello approvato in Europa con l’AI Act.
Intelligenza Artificiale, i big della Silicon Valley a Capitol Hill
Un passo in avanti. Anzi, il primo passo in avanti. Perché, nonostante le dichiarazioni di rito, anche gli Stati Uniti stanno cercando di trovare una quadra per imporre alcuni paletti allo sviluppo dell’intelligenza artificiale. In attesa che la Casa Bianca rilasci un ordine esecutivo per fissare alcuni degli obblighi relativi agli impegni formali sanciti a fine luglio (come spiega il New York Times, il tutto dovrebbe avvenire entro la fine dell’anno), i leader delle aziende della Silicon Valley sembrano concordare su un punto: serve sì una regolamentazione strutturata (a livello legislativo), ma il tutto deve essere fatto in modo equilibrato per non fermare lo sviluppo tecnologico.
Alcune voci
Il monografico di oggi di Giornalettismo, analizzerà le dichiarazioni dei principali attori protagonisti di questo incontro a porte chiuse, ricordando come l’intelligenza artificiale sia sicuramente un’evoluzione tecnologica necessaria e – anche se può sembrare un controsenso – piuttosto naturale. Occorrono, però, alcune regole di base per evitare di dover rincorrere gli errori commessi in passato, andando a chiudere il recinto dopo che i buoi erano scappati. E non è un caso che Sam Altman di OpenAI si è detto favorevole – almeno di facciata – a una legislazione accurata (ma non troppo stringente). Sulla sua stessa linea di pensiero c’è anche Elon Musk di X Corp che, però, è tornato a chiedere una moratoria sullo sviluppo di alcune tecnologia AI ad alto rischio (anche se lui stesso ha deciso di puntare parte dei suoi investimenti su questo settore). Mark Zuckerberg ha rivendicato la scelta di Meta di rendere open source il suo modello Llama 2, mentre Bill Gates (accompagnato da Satya Nadella, amministratore delegato di Microsoft) sembra aver deciso di cambiare il paradigma del suo confronto con la politica: 30 anni fa, infatti, cercava in tutti i modi di sfuggire a un controllo “politico” delle attività di sviluppo della sua azienda. Oggi, invece, siede allo stesso tavolo dei big della Silicon Valley per dialogare con i senatori americani alla ricerca di una regolamentazione.