Highlights 2022, quanto è stato difficile coprire la guerra in Ucraina per i media?

Categorie: Mass Media

La guerra ibrida tra Russia e Ucraina ha messo alla prova l'ecosistema informativo mondiale ponendo, per chi fa informazione, una serie di sfide non da poco

Sono due le grandi macro tematiche centrali quando si parla dell’informazione conflitto Russia Ucraina data in Italia e – più in generale – nel mondo. Fare copertura di un grande conflitto armato è complicato, lo vediamo bene tutti i giorni: dal caso recente di giornalisti che hanno evidenziato come fare i freelance in questi contesti comporti molti rischi con scarse protezioni – un tema centrale dall’inizio della guerra – all’esperienza di coloro che sul campo sono scesi e sono tornati raccontando ciò che può succedere (in particolare, Mariana Diaz Vazquez ci ha raccontato – lo scorso marzo – come sia stato il fermo da parte della polizia ucraina con sequestro e controlli di telefoni).



C’è poi il tema dell’inquinamento costante delle informazioni – estremamente favorito dall’esistenza dei nuovi media e di internet – che vede le parti in causa sfruttare il giornalismo per fare propaganda. Una propaganda che, poi, si insinua – attraverso l’informazione che ne parla – nella mente e ha riflesso sull’opinione delle persone. Destreggiarsi in tutto questo – in un contesto che vede il mestiere prendere forma e cercare fonti dai social network alle piattaforme video, dai forum alle testate indipendenti – è davvero complicato. Un contesto nuovo in cui la stampa e l’informazione in rete hanno dovuto muoversi è stato sicuramente tra i portali e i canali Telegram dei gruppi hacker per dare conto di quella che è una vera e propria guerra ibrida, fatta di lotte armate sul campo ma anche di legioni schierate per paralizzare i sistemi e le istituzioni che fanno andare avanti i paesi.

LEGGI ANCHE >>> Highlights 2022: cosa ci portiamo dietro di buono e meno buono quest’anno?



Informazione conflitto Russia Ucraina tra propaganda e parzialità

In questo complicatissimo scenario l’informazione italiana in certi casi si è saputa districare, in altri meno ed è cascata in una serie di trappole disseminate affinché si creasse la confusione più totale e non ci fosse nessuna testata o realtà di cui fidarsi al 100%. Come arginare la questione? Agendo nella direzione contraria a quella della massa su internet, ovvero prendendosi tempo per verificare fatti e cercare testimoni per questioni che avvengono a mille miglia da qui e che, prima di essere messe nero su bianco, devono necessariamente assumere un senso compiuto e certificato in un qualche modo.

Tutto quello che non va fatto (e che in Italia molte testate, pubbliche e private, hanno fatto)? Trasmettere immagini di archivio di vecchi conflitti o addirittura di videogame, tanto per cominciare; anche pubblicare foto di minori armati – contribuendo così alla diffusione virale delle immagini – non è una grande idea già solo tenendo conto delle regole deontologiche della professione giornalistica; tramettere grafici imprecisi che non rendono i dati di cui parlano corrisponde a fare una cattiva informazione.



Non sono solo problemi dell’informazione italiana, comunque, considerati casi come quello del treno russo con equipaggiamento nucleare che si stava dirigendo – secondo quanto riportato da diverse testate nel mondo – al confine con l’Ucraina, lasciando intendere qualcosa come se fosse scontato ma che, invece, tanto scontato non lo era. Ci sono anche i casi in cui, per pura propaganda, a testate accreditate e note nel mondo vengono affibbiati contenuti che mai hanno prodotto ma che – seppure debunkerati – nell’immaginario collettivo rimangono legati a loro e danno vita al classico “eh, ma l’ho sentito da…” (due esempi su tutti: il canale tedesco ZDF che non ha mai trasmesso la mappa dell’Ucraina senza le regioni orientali e il presunto video di BBC che attribuisce il missile sulla stazione Kramatorsk all’Ucraina).

(Immagine copertina: foto IPP/imago)