Travaglio propone la «giustizia citofonica» di Salvini anche sul caso Gregoretti

Oltre la riforma della giustizia, oltre l’abolizione della proscrizione. Il nuovo modello per snellire i processi e arrivare a una sentenza rapida lo ha fornito Matteo Salvini. Lo sottolinea, ovviamente con ironia, Marco Travaglio nel suo editoriale di oggi (giovedì 23 gennaio) parlando del caso di Bologna e di quanto fatto dal leader della Lega al quartiere Pilastro. La chiama «giustizia citofonica», quella in cui è il segretario del Carroccio a decidere chi è colpevole e chi no, senza prove certe. E mettendo alla berlina – pubblicando dettagli e dati personali – i presunti colpevoli di un reato. Per questo motivo, secondo il giornalista, questo metodo dovrebbe essere applicato anche sul caso Gregoretti, con Salvini nel ruolo di indagato, imputato, pm e giudice di se stesso.

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«Il sistema di giustizia citofonica inventato dal noto garantista padano può contribuire non poco a sveltire i tempi delle indagini e dei processi – scrive Marco Travaglio -. Si va in un quartiere a caso di una città scelta, si chiede nei bar sport se ci sia in giro qualche delinquente, si segna il nome e l’indirizzo, poi si citofona». Poi gli si fanno domande che mettono in dubbio la liceità dell’individuo, si accusano persone di questo o quel reato e, alla fine, si arriva a sentenza. Tutto nel breve volgere di una citofonata.

La giustizia citofonica del nuovo codice Salvini

Insomma, un bel risparmio di tempo per la giustizia italiana, da sempre alle prese con le lungaggini per arrivare a una sentenza definitiva di condanna o assoluzione. Secondo il direttore de Il Fatto Quotidiano, questa «giustizia citofonica» potrebbe essere utilizzata anche per il caso Gregoretti che vede coinvolto proprio il leader della Lega, accusato di sequestro di persona di 131 migranti a bordo della nave della Marina Militare italiana.

La provocazione di Travaglio e il caso Gregoretti

«Salvini si citofonerà da solo, in diretta Facebook, e si domanderà: ‘Scusa, Matteo, tu per caso hai sequestrato 131 migranti su una nave della Guardia Costiera nel porto di Augusta?’. E, dopo rapido auto-interrogatorio allo specchio o su Instagram, si risponderà: ‘Io? Ma se non ero neppure al Viminale! Stavo al Papeete, io!’ – scrive con un’iperbole provocatoria Marco Travaglio -. Poi si giudicherà da solo, in qualità di Pm, Gip, Gup, Tribunale, Corte d’appello e Corte di Cassazione. E dovrebbe proprio uscirne assolto, sempre che l’avvocato non sia la Bongiorno».

(foto di copertina: frame video da Otto e Mezzo, La7 + frame video da diretta Facebook di Matteo Salvini)

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