Addio Giulio Giorello: dimesso dopo il coronavirus, 3 giorni fa aveva sposato la compagna

15/06/2020 di Redazione

Aveva trascorso l’ultimo periodo della sua vita in maniera molto intensa. A metà maggio era stato dimesso dall’ospedale, in seguito alla convalescenza post coronavirus. Tre giorni fa, forse percependo qualcosa, aveva sposato la compagna. Giulio Giorello, filosofo e storico della filosofia di 75 anni, è morto il 15 giugno. Titolare della cattedra di Filosofia della Scienza all’Università Statale milanese, aveva sostituito il suo maestro Ludovico Geymonat.

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Giulio Giorello è morto all’età di 75 anni

Proprio al coronavirus aveva dedicato l’ultimo scritto della sua prolifica carriera. E quasi sembra una beffa che, nelle cronache di oggi che raccontano della sua morte, questo aspetto occupi così tanto spazio rispetto al resto della sua produzione. Dai Saggi sulla matematica, alla Filosofia della Scienza, fino alla riflessione politica, a quella laica, a quella sulle figure della mitologia.

La scomparsa di Giulio Giorello è stata sottolineata anche dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che ha voluto omaggiare il filosofo con una nota di cordoglio: «Filosofo raffinato – ha scritto il presidente del Consiglio -, epistemologo, grande appassionato delle questioni riguardanti il “metodo” della scienza. Ha riflettuto intensamente anche su etica, politica, religione. L’Italia perde un grande pensatore, mai banale. Ci restano le sue dense pagine».

Nel corso di una sua intervista al quotidiano Il Dubbio, rilasciata soltanto qualche giorno fa, l’appassionato di scienza e lo studioso del sapere aveva espresso alcune sue considerazioni sulle distanze create dal coronavirus, soprattutto attraverso l’utilizzo della mascherina. Nella fattispecie, aveva commentato:

«Le mascherine sono diventate parte di noi, sono un pezzo della nostra identità. Ma, appunto, quale identità? Con le mascherine siamo noi, ma lo siamo anche senza. Qual è dunque l’identità vera: quella dove nascondiamo il viso o quella dove trasmettiamo – col pianto, col sorriso, digrignando i denti, schiudendo le labbra – le nostre emozioni, il nostro linguaggio non verbale?».

La riflessione più profonda, forse, sull’utilizzo del dispositivo di protezione, visto non soltanto nella sua funzione primaria, ma anche in quella identitaria.

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