Influencer e giornalisti, cosa aveva pensato l’Ordine dei Giornalisti per riconoscere il praticantato

Una riforma che puntava a evidenziare l'evoluzione della professione, ma che - a quanto pare - comporterebbe un eccessivo effort

21/02/2023 di Gianmichele Laino

Nel mese di novembre del 2022, si stava sviluppando una discussione che aveva scosso dalle fondamenta l’Ordine dei Giornalisti. Si stava pensando, infatti, di estendere il praticantato giornalistico anche in assenza di testate e – di conseguenza – di un direttore responsabile della testata stessa. Questa particolare norma era stata in un primo momento approvata a maggioranza dal Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti e aveva lasciato aperta una finestra anche per chi – ad esempio attraverso i social network – aveva individuato una strada per poter intraprendere la professione. Al momento, infatti, l’accesso all’albo dei giornalisti è subordinato o alla collaborazione – continuata e retribuita – con una o più testate per un tempo quantificabile in due anni (iscrizione all’elenco dei pubblicisti) oppure a un praticantato in una testata per 18 mesi, con superamento di un esame finale (iscrizione all’elenco dei professionisti).

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Influencer giornalisti, a cosa aveva pensato il Consiglio Nazionale dell’Ordine

Il presidente nazionale dell’Ordine aveva commentato così l’approvazione a maggioranza dell’iniziativa: «Oggi sono in tanti a lavorare negli uffici stampa, sui social media e con le nuove tecnologie digitali, che svolgono attività giornalistica ma non possono essere riconosciuti, in quanto non hanno una testata di riferimento». Dunque, una presa di coscienza rispetto al fatto che le regole della professione sono cambiate, che oggi i giornalisti svolgono attività – soprattutto – sui social network e che la categoria dei redattori all’interno degli uffici stampa è spesso sottovalutata. L’obiettivo, quindi, era estendere la platea dei giornalisti (anche professionisti) slegandola dall’accesso – sempre più difficile – all’interno delle redazioni o alle scuole di giornalismo (che hanno sempre meno posti per biennio e che, comunque, rappresentano sempre un costo elevato da sostenere).

Qual era l’obiettivo dell’autoriforma dell’Ordine dei giornalisti

Dal 1° gennaio 2023, prevedeva l’autoriforma del Consiglio Nazionale, chi non poteva contare su testate di riferimento (o non poteva contare su progetti editoriali regolarmente registrati presso un tribunale con lo scopo di ottenere il titolo di “testata”), avrebbe potuto consegnare all’Ordine regionale la documentazione attestante la continuità dell’attività giornalistica esercitata in maniera sistematica, prevalente e regolarmente retribuita, per almeno i sei mesi  precedenti la domanda. Era previsto anche l’affiancamento di un tutor giornalistico per riconoscere – di fatto – questa particolare attività.

L’obiettivo era quello di dare un riconoscimento a quei progetti – che si sono evoluti in maniera direttamente proporzionale allo sviluppo del digitale e dell’editoria digitale in particolare – che non hanno lo status di testata, che presentano occasioni di lavoro per diverse professionalità che ambiscono a diventare giornalisti e che, spesso, lo permettono o a titolo gratuito o attraverso contratti che non sono riconosciuti in ambito giuslavorista di tipo giornalistico. Tuttavia, come vedremo, una successiva decisione del ministero della Giustizia ha fermato le rotative.

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