Com’era prima e com’è adesso: il percorso (faticoso) che i creators facevano per ottenere la spunta blu
Ora, invece, questa opzione viene subordinata al pagamento di una cifra in denaro. Prima rappresentava il vero scarto tra un utente qualsiasi e un creator o un operatore dell'informazione
20/02/2023 di Gianmichele Laino
Visto che i tempi di internet sono sempre più rapidi e voraci rispetto a qualsiasi altro settore, forse ci siamo già dimenticati com’era soltanto qualche anno fa, quando ottenere una spunta blu sui social di Meta era una vera e propria conquista, concedeva la possibilità di sbloccare diverse funzionalità e distingueva molto bene il mondo dell’audience tra quelli che erano semplici utenti e quelli che, invece, erano produttori di contenuti. Noi, che abbiamo attraversato tutte le epoche di Facebook e di Instagram, ce li ricordiamo bene i “sacrifici” fatti per ottenere la spunta blu sull’account di Giornalettismo. Soprattutto su Instagram dove (eravamo soltanto nel 2018) si discuteva ancora della sua compatibilità con il mondo delle news.
LEGGI ANCHE > Ma davvero Facebook e Instagram finora sono stati totalmente gratuiti?
Spunta blu Meta, in passato aveva un valore molto preciso
Giornalettismo aveva già un account Instagram nel 2018, ma non era ancora pienamente operativo. L’esperimento, a quell’altezza cronologica, era quello di proporre dei contenuti del sito anche in una chiave più pop, adatta a un pubblico come quello del social network basato sugli elementi visuali. Elementi visuali che, all’epoca, erano ancora molto statici (il concetto di reel, ad esempio, non era ancora stato sdoganato). Perché la piattaforma non si considerava attrattiva per i siti di notizie? Perché, semplicemente, bisognava raggiungere un numero molto elevato di followers per avere il permesso di poter postare dei link nelle stories. In un momento storico in cui i social network venivano usati come semplice vetrina per reindirizzare il traffico sui siti di news (e non venivano, invece, concepiti come un mondo a parte, in cui si crea una audience nativa che, nella maggior parte dei casi, non si sposterà sul sito), si riteneva più opportuno puntare tutte le carte su Facebook, dove il meccanismo del link era molto più utilizzato.
Tuttavia, c’erano già progetti che avevano sviluppato un buon rapporto con Instagram. E la spunta blu era un loro punto di forza. Non solo: bisognava avere una fanbase da oltre 10mila followers per avere automaticamente l’autorizzazione a inserire lo swipe-up (che adesso è stato sostituito dagli sticker, che non hanno un numero minimo di followers che li rende attivi) e, quindi, a utilizzare il social network per promuovere i contenuti dei siti di news. Dunque, distinguersi dal resto degli utenti – per un account “business” – era molto più complesso e molto più stringente di adesso. Non solo bisognava far crescere la propria fanbase in maniera cospicua, ma bisognava anche seguire una trafila molto lunga con il media center di Instagram per la verifica dei requisiti necessari a ottenere la spunta blu. Ora, evidentemente, la cosa è sfuggita di mano e il social network ha avvertito il bisogno di tornare a regolamentare in maniera molto più rigida lo strumento.
Il media center controllava l’effettiva genuinità delle pubblicazioni sull’account, l’attendibilità delle stesse, l’originalità e la qualità. Inoltre, controllava anche il numero di followers, il fatto che tra questi ci fossero dei bot in numero elevato, e controllava anche la frequenza di pubblicazione (per evitare che il comportamento dell’account fosse assimilabile allo spam). Invece, adesso, basterà pagare. E non ci sarà più quella solennità del raggiungimento di un traguardo. Effimero, ma pur sempre traguardo.