Ma davvero Facebook e Instagram finora sono stati totalmente gratuiti?

A ben guardare, ormai lo sappiamo, li abbiamo sempre pagati con i nostri dati e - comunque - ci sono una serie di funzioni a pagamento già attive da un po' su tutte le app di Meta

20/02/2023 di Ilaria Roncone

Cosa rimane di quella che era l’idea originale di Facebook, che – secondo Zuckerberg – avrebbe dovuto essere gratis sempre? Se dal 2018 il creatore del primo social network al mondo che ha interessato le masse ha iniziato a parlare di un Facebook a pagamento, è pur vero che finora l’intento non ha preso mai realmente piede. Quantomeno, non lo ha fatto nei termini di un abbonamento mensile così come è stato configurato ora. Lo stesso discorso possiamo farlo per Instagram, che è stato assorbito da Facebook diventando l’altra faccia della medaglia. Ma davvero non esistono servizi Meta a pagamento?

Andando a ben vedere, Facebook (e Instagram) non sono servizi totalmente gratuiti in tutte le funzionalità che offrono. Il centro assistenza di Facebook risponde alla domanda “Facebook è un servizio a pagamento?”: «No, non effettuiamo addebiti per l’utilizzo di Facebook. Tuttavia, effettuiamo addebiti agli inserzionisti che pubblicano le inserzioni nei Prodotti delle aziende di Meta. In questo modo possiamo rendere Facebook disponibile a tutti, senza che le persone debbano pagare nulla per ottenere l’accesso». Fin qui tutto chiaro, ma quelli per le campagne adv su Facebook non sono gli unici costi che Meta attribuisce.

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Un team per le funzionalità a pagamento esiste già da settembre 2022

Di una nuova divisione in Meta per implementare una serie di funzionalità a pagamento per Whatsapp, Facebook e Instagram si parla già da settembre scorso. I dipendenti ne sono stati informati tramite una nota interna – ottenuta da The Verge – in cui si leggeva come un nuovo team sarebbe stato incaricato di costruire nuove esperienze a pagamento in tutte le app di Meta.

Già dall’estate scorsa, quindi, Meta stava pensando seriamente di creare funzionalità a pagamento per un numero di utenti che – tra tutte e tre le applicazioni – raggiunge i tre miliardi e sette milioni di persone. Il gruppo ha preso il nome di New Monetization Experiences e alla guida è stato designato Pratiti Raychoudhury, già responsabile della ricerca di Meta. «Penso che vediamo l’opportunità di costruire nuovi tipi di prodotti, funzionalità ed esperienze per cui le persone sarebbero disposte a pagare e sarebbero entusiaste di farlo», aveva affermato il videpresidente della monetizzazione di Meta John Hegeman all’epoca.

Interrogati sull’argomento, i portavoce di Meta che ne hanno parlato hanno tutti negato che i servizi a pagamento sarebbero mai potuti diventare il core dell’attività dell’azienda a breve termine. «Su un orizzonte temporale di cinque anni penso che possa davvero spostare l’ago della bilancia e fare una differenza piuttosto significativa», ha concluso il vicepresidente dando già indizi precisi rispetto alla direzione che l’azienda stava prendendo.

Ci sono però dei servizi a pagamento Meta già attivi

Già prima dell’annuncio di settembre, però, c’erano alcune funzionalità che gli utenti già pagavano. Su Facebook, per esempio, gli amministratori dei gruppi possono addebitare agli utenti l’accesso a contenuti esclusivi e c’è la possibilità di acquistare stelle da inviare ai creator (quelle stesse stelle – cento al mese – che vengono date a chi ora paga la spunta blu su Facebook); su Whatsapp alcune aziende pagano per la possibilità di inviare messaggi ai propri clienti; lato Instagram, è stata data la possibilità ai creator di monetizzare fornendo contenuti esclusivi in abbonamento ai propri follower.

Quello che vediamo in generale è che tutti i social network – dopo aver monetizzato tramite i dati degli utenti – stanno volgendo lo sguardo alle funzioni a pagamento.

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