Giornalisti afghani minacciati tramite Whatsapp e Telegram, che garantiscono l’anonimato
La situazione per i giornalisti afghani è sempre più precaria, tanto che anche le app di messaggistica privata vengono ormai utilizzate dai talebani per le minacce
05/10/2021 di Ilaria Roncone
La situazione per i giornalisti in Afghanistan dalla presa dei talebani lo scorso agosto non fa che peggiorare. Tra torture e intimidazioni, i talebani sono arrivati anche a utilizzare le app di messaggistica privata per minacciare direttamente quei pochi che hanno deciso di rimanere a lavorare nel paese e di provare a fare attività di stampa libera. Con tutti i rischi e i pericoli che conseguono, si intende. La pressione aumenta – come riferiscono i rapporti sulla situazione dei reporter in Afghanistan negli ultimi mesi – e ora i giornalisti segnalano di essere presi di mire con minacce di morte anche tramite Telegram, WhatsApp e Facebook Messenger. I giornalisti Afghanistan minacciati, inoltre, vengono raggiunti anche tramite parenti e amici.
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Giornalisti Afghanistan minacciati anche attraverso parenti e amici
Rest of World ha raccolto la testimonianza di alcuni giornalisti – identificati tramite pseudonimo per garantirne la sicurezza – che hanno pensato di lasciare le piattaforme per un determinato lasso di tempo pur essendo consapevoli che servirebbe a ben poco. C’è chi ha ricevuto una nota vocale su Watsapp direttamente dai talebani con palesi minacce rispetto al fatto di continuare a fare propaganda contro il regime. Il tenore delle minacce: «Conosciamo la tua famiglia. Sappiamo dove vivi. Sappiamo quanti figli hai». Allo stesso giornalista è stato intimato di smettere di lavorare con le giornaliste di Afghan Women News Agency poiché non identificabili come brave ragazze, quelle che «stanno a casa a servizio del marito».
Minacce su Telegram e Whatsapp perché garantiscono l’anonimato
Arrivare a usare le app di messaggistica privata si è reso necessario perché i giornalisti, tramite le impostazioni privacy, si rendono irreperibili su piattaforme come Twitter e Messenger. Un giornalista di Arezo TV ha sottolineato come Whatsapp e Telegram non siano davvero sicuri poiché, a differenza delle altre due, garantiscono un certo livello di anonimato.
Uno dei giornalisti ha anche parlato di un canale per dare notizie su Telegram con 93 mila persone iscritte individuato dai talebani. Immediate le minacce per lo stop alle pubblicazioni e la chiusura della chat è stata barattata con il rilascio di un collega detenuto. In un canale Telegram – visto che ognuno viene identificato solo tramite nome utente – è praticamente impossibile identificare gli infiltrati talebani. Per avere un maggiore livello di anonimato i giornalisti si stanno spostando su Signal, che garantisce un livello maggiore di sicurezza.