In Afghanistan i giornalisti che seguono le proteste vengono torturati

La situazione che i giornalisti in Afghanistan vivono è molto lontana da quel rispetto della libertà di stampa promesso dai talebani

09/09/2021 di Ilaria Roncone

La libertà di stampa promessa dai talebani era solo un’illusione. I rapporti e le testimonianze dall’Afghanistan provano che i giornalisti vengono arrestati e torturati di questi tempi. Lo scorso 17 agosto l’allora portavoce del gruppo, Zabihullah Mujahid, aveva affermato che «i media privati possono continuare ad essere liberi e indipendenti e continuare le loro attività» poiché «l’imparzialità dei media è molto importante. Possono criticare il nostro lavoro in modo che possiamo migliorare».

Tra il dire e il fare, però, c’è di mezzo il mare. Nonostante questa cosa sia stata anche ribadita, la verità è che gli effetti del nuovo regime sul lavoro giornalistico si percepiscono chiaramente. Sono settimane che i social media si riempiono di immagini di combattenti armati che intralciano i giornalisti Afghanistan che provano solo a fare il loro lavoro, arrivando a commettere anche gravi abusi.

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Giornalisti Afghanistan torturati se seguono le proteste

Nell’ottica di un giornalismo libero che evidenzia le mancanze del governo in carica, la copertura delle proteste cittadine è uno tra i primi immancabili compiti. I talebani, però, sono stati accusati di aver picchiato e incarcerato dei reporter che stavano dando copertura alle proteste a Kabul. Taqi Daryabi e Nematullah Naqdi, giornalisti della testata Etilaatroz, sono stati arrestati mentre coprivano una protesta fatta da donne nella parte ovest della città mercoledì mattina.

Due dei loro colleghi e il direttore del giornale – come riporta Al Jazeera – si sono presentati alla stazione di polizia per chiedere informazioni in merito alla cattura. Il solo presentarsi lì ha fatto si, secondo la loro testimonianza, che i talebani li picchiassero e confiscassero i loro oggetti personali, compreso lo smartphone. I tre sono poi stati condotti in una piccola cella con altre 15 persone al suo interno – due delle quali erano reporter uno di Reuters e uno dell’agenzia turca Anadolu – per poi essere picchiati brutalmente -.

I cinque uomini sono stati rilasciati tutti quanti dopo svariate ore di tortura non prima di aver ricevuto un avvertimento da uno dei talebani.

«Coprire una manifestazione illegale è infrangere la legge»

Altro che libertà di stampa. «Quello che questi manifestanti stavano facendo è illegale e, coprendo queste cose, avete tutti infranto la legge – avrebbe affermato uno dei talebani alla stazione di polizia – Vi lasceremo andare questa volta, ma la prossima volta non sarà così facile». Attualmente, in Afghanistan, le proteste sono regolamentate da un decreto emesso dai talebani: ogni atto di protesta e gli slogan devono essere approvati 24 ore prima della manifestazione dal ministero della Giustizia.

Al Jazeera ha provato a contattare i talebani per chiedere conto di questa testimonianza ma, dall’altro lato, non c’è stata risposta. Amnesty International, dal canto suo, ha denunciato la violenza contro i giornalisti nel paese. I talebani si mostrano in tv e quando comunicano con gli altri paesi in un modo mentre con il popolo che governano si comportano in tutt’altra maniera, rendendo il lavoro giornalistico di inchiesta e copertura delle proteste impossibile.

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