Mentre i giornali cercano di sopravvivere in Afghanistan, i talebani annunciano un «nuovo meccanismo» per la stampa

La lotta della stampa che vuole essere libera in Afghanistan continua e i giornalisti di Etilaatroz portano la loro testimonianza

21/09/2021 di Ilaria Roncone

Il giornalismo in Afghanistan – così come tutta la vita così come si conosceva prima della presa dei talebani – è sotto attacco. Dal paese arrivano testimonianze da parte di giornalisti che raccontano della paura di fare questo mestiere viste le ritorsioni da parte dei talebani. In questo periodo si accumulano sempre più testimonianze in prima persona di giornalisti in Afghanistan che raccontano cosa succede nella loro quotidianità e come ci si rapporta con i talebani. Raccontare la storia del giornale Etilaatroz e di quello che sta passando può dare un’idea di quello che stanno affrontando i giornalisti afghani.

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Si chiama Etilaatroz e sta provando a rimanere un giornale libero

Come riporta l’Indipendent, c’è un giornale che sta provando in tutti i modi a sopravvivere sotto la nuova legislazione. Esiste un comitato dei media creato dai talebani con il quale i giornalisti sono costretti a fare i conti per esercitare la loro professione. Il nuovo governo prova in tutti i modi a far capire al mondo occidentale che la sua azione punta ad essere moderata – anche se torturare giornalisti, impedire alle donne di andare a scuola e di lavorare e vietare di ascoltare determinati tipi di musica non rientra certo in questa definizione -.

Etilaatroz è il giornale al quale appartengono i giornalisti picchiati le cui immagini sono diventate virali. Giornale che, a sorpresa, ha ricevuto la visita di un membro del comitato media del governo talebano. La colpa di quei giornalisti è stata quella di fare il loro mestiere, coprendo le proteste di donne nella capitale contro le azioni restrittive del governo nei loro riguardi.

La richiesta di indagini vere su quanto accaduto ai giornalisti picchiati

I giornalisti di Etilaatroz vogliono vera indagine su quanto accaduto ai colleghi, i talebani collaborano a parole ma non nei fatti. La verità è che – dalla presa dei talebani – sono centinaia i giornalisti che sono dovuti fuggire. Tra decreti, minacce e azioni violente, i giornalisti che rimangono il loro lavoro possono farlo solamente se piegano il capo davanti al governo rendendo, di fatti, la stampa tutto fuorché libera.

I numeri parlano chiaro: solo negli ultimi giorni sono almeno quattordici i giornalisti arrestati e poi rilasciati per aver filmato o scritto delle proteste di Kabul. In nove sono stati picchiati dai talebani, secondo quanto riporta il Comitato per la protezione dei giornalisti. Il gruppo di sorveglianza non ha esitato a definire, visti gli ultimi avvenimenti, quelle promesse dei talebani come prive di valore.

L’annuncio del «nuovo meccanismo» per la stampa

Secondo il comitato dei media la situazione non è grave come viene testimoniata dai giornalisti. Presto ci sarà un «nuovo meccanismo» su come i media dovranno operare, definito «più libero e migliore del passato governo» ma ancora – di fatti – non presentato. Nell’ambito dell’incontro è stato anche annunciato che alle donne sarà permesso di continuare a lavorare nei media. «Saremo più liberi rispetto al passato, ma ogni libertà dovrebbe avere una cornice», ha dichiarato un rappresentante del comitato dei media interrogato dai giornalisti, e questa cornice sarà costituita dalle leggi islamiche.

(Immagine copertina via Twitter)

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