Hamisha Bahar, la radio che prova a raccontare la violenza sulle donne in Afghanistan

L'emittente trasmette da Jalalabad e due ragazze provano a raccogliere i racconti e le denunce di quanto sta accadendo con il ritorno dei talebani (e non solo)

22/09/2021 di Enzo Boldi

Il clamore mediatico sulla situazione in Afghanistan è andato pian piano spegnendosi. I quotidiani italiani e internazionali hanno quasi azzerato la loro presa nella narrazione di quel che accade tra Kabul e dintorni, ma nel Paese nuovamente in mano ai talebani proseguono gli episodi di violenza. Nel mirino, come sempre, ci sono le donne. Le vecchie-nuove guide afghane non hanno fatto nulla per smentire i timori iniziali, riuscendo anche a silenziare molti media locali. Ma c’è un’emittente che resiste (o prova a farlo): Radio Hamisha Bahar.

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Si tratta di una radio che trasmette sulle frequente FM e nelle ultime settimane ha raccolto le testimonianze, i racconti e le grida di dolore di molte donne. La maggior parte sono giovani, giovanissime. Come le due conduttrici di quello spazio radiofonico – Sana Noori (21 anni) e Basira Murad (19 anni) – che stanno assumendo una doppia veste: prima quella da speaker, poi quella da psicologhe. Molte storie vengono raccontate in diretta proprio dalle due conduttrici e mostrano una situazione intollerabile, fatta di violenze (fisiche e psicologiche) nei confronti di tutte le persone di sesso femminile.

Radio Hamisha Bahar e i racconti delle violenze sulle donne in Afghanistan

«Non riusciamo più a parlare di temi sociali, possiamo solo accennarli. Le ragazze ora sono terrorizzate, nessuna lavora, nessuna esce se non è accompagnata da un uomo; nessuna studia, pochissime hanno accesso a Internet perché la bolletta è troppo cara». A parlare, come riporta Paolo Brera su La Repubblica, è Atal Stanikzai il direttore di Radio Hamisha Bahar. La situazione è riassunta in queste poche parole, ma dietro ai silenzi ci sono storie di donne che soffrono. Ed è li a Jalalabad che si provano a raccontare queste vicende di violenza quotidiana.

Sana Noori e Basira Murad hanno ricevuto racconti di violenza. Come la poliziotta e madre di famiglia uccisa a soli 36 anni. Ma anche storie di chi è sta per essere obbligata a sposare un uomo che non ama perché “lo ha deciso la famiglia”, o chi viene minacciata dai parenti (uomini) per la “colpa” di essersi iscritta all’Università”. Ed è lì, sulle sponde del fiume Kabul a pochi chilometri dal confine pakistano, si prova a fare resistenza. Almeno narrativa.

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