Giorgia Meloni dice che se qualcosa si è mosso sul Recovery Fund è anche per le sue punzecchiature

Giorgia Meloni è tornata questa mattina a parlare di Recovery Fund a mezzo stampa. Dopo un primo impatto non positivo nella giornata di ieri, con un commento a caldo in cui si definiva lo strumento proposto dalla Commissione Europea di Ursula von der Leyen insoddisfacente per la sua portata, nel corso di un’intervista al quotidiano La Stampa, la leader di Fratelli d’Italia sembra cambiare orizzonte, anche se non si tratta di una vera e propria virata a 360°.

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Giorgia Meloni e le punzecchiature sul Recovery Fund

La dichiarazione di Giorgia Meloni, infatti, sembra più un «sì, ma…». E parte da un assunto che mira a cambiare la narrazione relativa alla creazione del Recovery Fund: «Se qualcosa si è mosso – ha detto Giorgia Meloni – penso sia stato anche per le nostre critiche e punzecchiature». Dunque, l’idea di ottenere 750 miliardi di aiuti, tra fondo perduto e prestiti, secondo la leader di Fratelli d’Italia, sarebbe il frutto di quella dialettica che, nei giorni scorsi, si era venuta a creare intorno alle misure che l’Unione Europea avrebbe dovuto intraprendere per affrontare la crisi economica successiva all’emergenza sanitaria da coronavirus.

Come si è arrivati al Recovery Fund e cosa ha fatto Giorgia Meloni

Vale la pena ricordare un minimo di cronologia sul Recovery Fund. Inizialmente, l’Unione Europea aveva messo in campo una risposta non soddisfacente rispetto alla crisi economica che si manifestava all’orizzonte. Tanto che, dopo le proteste del governo italiano, Ursula von der Leyen fu costretta a fare le sue scuse all’Italia per la sottovalutazione del problema. In tutte le riunioni dell’Eurogruppo (a cui partecipavano il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri e il commissario europeo Paolo Gentiloni), l’Italia aveva sempre messo sul tavolo la sua proposta di cosiddetti eurobond, il cui meccanismo è un parente molto lontano di questo Recovery Fund. In ogni circostanza, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte aveva ricordato che il nostro Paese non avrebbe mai fatto ricorso a un Mes con condizionali, unica risposta che inizialmente l’Unione Europea sembrava orientata a fornire ai paesi in difficoltà economica. Con la mediazione spagnola e francese, alla fine, si è arrivati alla proposta del Recovery Fund, inizialmente da 500 miliardi (accordo franco-tedesco), successivamente da 750 miliardi.

Dunque, il passaggio dai pochi aiuti al Recovery Fund si è consumato tutto all’interno degli organismi dell’Unione Europea, con gli esponenti del governo dei vari Paesi che hanno portato in sede comunitaria le singole istanze. Di certo non si ricorda un battage promozionale di Fratelli d’Italia sul Recovery Fund, che potrebbe giustificare l’affermazione fatta da Giorgia Meloni su La Stampa di questa mattina.

Tant’è che il partito di Giorgia Meloni, a differenza del suo alleato di centrodestra Forza Italia, si è astenuto al Parlamento Europeo quando il Recovery Fund è andato in votazione lo scorso 15 maggio. Prima ancora, a fine aprile, quando l’Ue creava i primi spiragli sul provvedimento, Fratelli d’Italia – insieme alla Lega – attaccava la politica europea di Giuseppe Conte, definendola un buco nell’acqua.

Del resto, la leader del partito di destra non ha dimenticato di fare la parte del gioco al rialzo: «Se ce li danno il prossimo anno e magari li spalmano su sette annualità, stiamo freschi! Quello che proveranno a salvare sarà già morto. E 500 miliardi a fondo perduto sono pochi».

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