Il progresso della tecnologia: via verso la pace?

L'approfondimento di Stefano Stimamiglio, direttore di Famiglia Cristiana, in occasione del Festival della Comunicazione

10/05/2024 di Redazione Giornalettismo

I media, ieri come oggi, esercitano una decisiva influenza sul destino delle nazioni. Essi, infatti, trattano gli eventi collocandoli dentro cornici di senso che veicolano una loro interpretazione della situazione. Così, ad esempio, ogni volta che si manifesta una crisi internazionale fanno da altoparlante ai governanti che richiamano i princìpi che giustificano un intervento armato: la difesa dei diritti umani, la prevenzione del terrorismo, il patriottismo, l’autodifesa dal nemico, ecc.

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Questo accade tanto nei paesi democratici, in cui le scelte politiche devono ottenere il consenso dei cittadini e dei parlamenti, quanto nei regimi autoritari, in cui la propaganda diventa il propellente motivazionale della chiamata alle armi. Ma questo vale anche in senso inverso. 

Una comunicazione che si orienti ai principi della pacifica convivenza può orientare interi popoli

Pensiamo alla pubblicistica postbellica in Europa che, sfinita dalla guerra, ha contribuito a costruire una coscienza comune nei popoli del Vecchio Continente che ha portato alla fondazione di quella che è oggi l’Unione Europea. Pensiamo poi ai messaggi dei Pontefici per le Giornate della pace, che dal 1968 vengono pubblicati fornendo spunti di meditazione a credenti e non credenti a partire dall’attualità. Se questo è vero, l’apparire sulla scena del mondo dell’Intelligenza Artificiale (AI) sta aprendo nel campo della comunicazione nuovi e inediti scenari. 

Stefano Stimamiglio: la tecnologia come via per la pace

Proprio per la loro grande rilevanza, papa Francesco ha scelto di trattarne nei suoi due recenti messaggi per le Giornate mondiali della Pace e delle Comunicazioni sociali. L’AI infatti giocherà un ruolo sempre più centrale nella vita dei singoli e delle collettività. Ma l’esito non è affatto scontato. Infatti, come scrive nel messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, queste tecnologie saranno a servizio dell’umanità «solo se ci dimostreremo capaci di agire in modo responsabile e di rispettare i valori umani fondamentali». Limitandoci alla sua applicazione nel campo della comunicazione, queste tecnologie sarebbero estremamente pericolose se andassero a discapito della verità dei fatti, dell’affidabilità e della trasparenza. 

La produzione massiva attraverso l’AI di notizie fake, cioè interamente o parzialmente false, rischia di mettere in gioco la democrazia e la pacifica convivenza dei popoli, visto che spesso le notizie non sono verificabili direttamente dai destinatari. 

L’AI, per la sua modalità di funzionamento, rischia infatti di portare con sé tracce di pregiudizi, visioni stereotipate e discriminazioni presenti nelle informazioni da cui attinge, secondo le idee di coloro che curano la programmazione dei software e dei loro committenti. Chi c’è dietro? Quali fini ha? 

Di fronte a questo pericolo due tipi di soluzioni si prospettano. La prima, verso cui si sono già mossi l’Unione Europea e gli Stati Uniti, è la previsione di meccanismi di controllo dei processi interni dell’AI. La seconda, più sfidante, è la formazione di tutte le fasce di popolazione per comprendere in che modo funzionano queste macchine e l’educazione, soprattutto delle giovani generazioni, alla pace. 

[Approfondimento a cura di Stefano Stimamiglio, direttore di Famiglia Cristiana]

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