Gimbe sui tamponi: «Effetto collo di bottiglia favorisce crescita contagi»

Il presidente Nino Cartabellotta sottolinea come sia un punto debole di questa nuova fase dell'epidemia

13/10/2020 di Gianmichele Laino

Da un lato le nuove restrizioni contenute nell’ultimo dpcm approvato nella notte, dall’altro la mancanza del potenziamento del sistema di tracciamento dei contagi, nonostante siano state implementate le risorse economiche a disposizione. Le parole della Fondazione Gimbe sui tamponi sono chiare e nette: «Si scaricano sui cittadini le responsabilità del controllo epidemico attraverso restrizioni delle libertà personali». Nino Cartabellotta, presidente della fondazione che esegue un’analisi indipendente sui dati della pandemia, è molto critico rispetto all’attuale funzionamento del sistema di testing & tracing che è stato messo in piedi dal governo dal mese di agosto in poi.

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Gimbe sui tamponi, il monitoraggio della situazione

Il piano Crisanti – che prevedeva 300mila tamponi al giorno – è rimasto ad oggi un miraggio e le conseguenze sono rappresentate dal numero elevato di richieste, dal fatto che gli istituti sanitari non riescano a smaltirle e dal fatto che l’effetto collo di bottiglia che si viene a creare non faccia altro che favorire ancora la diffusione del contagio.

Il problema sta nella differenza tra il numero dei tamponi totali a livello giornaliero e quelli dei casi effettivamente testati (non, ad esempio, il secondo tampone di controllo dell’avvenuta negativizzazione). Al momento, i tamponi che rintracciano nuove positività sono potenzialmente 67mila al giorno (l’incremento rispetto ai 35mila al giorno – media che si è mantenuta costante dal 3 giugno in poi – c’è stato, ma non è sufficiente). Tuttavia, la distribuzione nazionale di questo tipo di test è molto diversa, ci sono profonde distanze tra alcune regioni del centro e del nord e alcune regioni del sud (su 100mila abitanti, i casi testati in Sicilia sono stati poco più di 3mila, mentre – sempre su 100mila abitanti – i casi testati in Lazio sono stati poco più di 8mila). Inoltre, le attività di testing non sono aumentate significativamente con l’aumentare della diffusione dell’epidemia negli ultimi giorni.

Gimbe sui tamponi e gli effetti del nuovo Dpcm

Gimbe sui tamponi riconosce che comunque il governo ha provato a prendere delle contromisure: il fatto, ad esempio, che da ora in poi basterà un solo tampone negativo (invece dei due previsti inizialmente) permetterà di recuperare almeno 20mila casi testati al giorno. Inoltre, il bando sui tamponi rapidi – che ha previsto l’acquisto di 5 milioni di questi particolari test – potrà effettivamente dare una spinta alle diagnosi precoci. Ma Cartabellotta sottolinea: «Se le azioni messe in campo aumentano in termini assoluti la capacità di testing & tracing, l’aumentata disponibilità di tamponi molecolari e rapidi è ancora inadeguata sia per la crescita esponenziale dei nuovi casi, sia perché sarà in parte assorbita dalla diagnosi differenziale tra infezione da SARS-COV2 e influenza stagionale».

Da qui il corollario: si è preferito istituire misure ancor più restrittive nei confronti dei cittadini – attribuendo in qualche modo a loro la responsabilità sul contenimento della pandemia – e non a effettuare quelle operazioni di analisi che sarebbero state necessarie a circoscriverla in poco tempo.

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