L’influencer Gabriele Bianchi: «Per l’omonimia con uno dei fratelli Bianchi, Instagram mi ha negato la spunta blu»

Si tratta di un cameriere-influencer che è stato indicato nelle migliori 100 Eccellenze selezionate da Forbes

04/07/2022 di Redazione

Gabriele Bianchi è un influencer molto noto su Instagram: il suo nome è stato inserito nella lista delle 100 Eccellenze secondo Forbes. Tuttavia, l’omonimia con una delle persone condannate in primo grado all’ergastolo per l’omicidio di Willy Monteiro Duarte (il caso di cronaca che si è verificato nel settembre del 2020) – stando alle sue testimonianze – sta creando diversi problemi alla sua identità digitale. Una identità digitale che è alla base di una delle sue attività di business, quella – appunto – dell’influencer.

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Gabriele Bianchi, l’influencer che viene confuso con uno dei due condannati per la morte di Willy

Gabriele Bianchi è un influencer under 30. Il suo progetto riguarda il servizio in sala: offre indicazioni, consigli e suggerimenti su come comportarsi con i clienti di un ristorante, su come portare avanti un servizio, sugli outfit da utilizzare per poter risultare credibile e affidabile. Questo gli ha permesso, ovviamente, di avere sia delle opportunità di collaborazione molto importanti, di ricevere premi e riconoscimenti, di fare delle ospitate televisive. Ma l’omonimia con uno dei fratelli Bianchi rischia seriamente di ostacolarlo.

All’Adnkronos, infatti, ha rilasciato un’intervista: «Per colpa di questa omonimia – ha affermato Gabriele Bianchi – sto subendo un danno d’immagine, per il quale non posso ovviamente nemmeno chiedere un risarcimento. Passino pure i messaggi di odio che mi sono arrivati negli ultimi mesi sui canali social, ma anche alcune occasioni lavorative sono state messe in discussione proprio a causa del mio nome. Basti pensare che mi sono visto negare la ‘spunta blu’ da Instagram proprio per il possibile rischio di confusione tra me e la persona imputata per l’omicidio del povero Willy Monteiro Duarte».

Il problema, dunque, è duplice: non soltanto quello scaturito da utenti dei social network che, senza alcuna ragione e senza alcun motivo, prendono di mira l’omonimo di un responsabile di un fatto di cronaca scambiandolo proprio per quello stesso responsabile (è un meccanismo che conosciamo molto bene: ne abbiamo parlato anche a proposito di quanto accaduto alle omonime di Martina Patti, la madre che ha confissato l’omicidio della piccola Elena in provincia di Catania); ma anche quello relativo agli effetti sulla figura pubblica dello stesso. Stando alle sue indicazioni, Instagram avrebbe negato la spunta blu – che si concede agli account rilevanti e verificati – per rischio di confusione tra due persone.

La motivazione – non è chiaro se effettivamente ci sia stato anche un intervento umano del team di moderazione di Instagram in Italia – potrebbe essere dettata dalla mancanza (apparente) del requisito di unicità del profilo, necessario, invece, per chi cerca di ottenere la spunta blu. Anche da questo punto di vista, però, ci sono delle perplessità: questo criterio, infatti, riguarda l’unicità della presenza della persona o dell’azienda che richiede il badge, non della sussistenza di un omonimo che è stato protagonista di un fatto di cronaca.

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