Identificato l’hater che su Facebook chiamò ‘scimpanzè’ Willy Monteiro Duarte
Si nascondeva dietro falso nome e usava provider esteri
19/09/2020 di Federico Pallone
È uno studente universitario di Treviso, 23 anni, esperto di informatica, l’autore del post di odio e intolleranza razziale contro Willy Monteiro Duarte, il ragazzo ucciso a calci e pugni a Colleferro. Il giovane è stato identificato e denunciato dalla Polizia. Lo studente, che aveva postato su Facebook la frase “Come godo che avete tolto di mezzo quello scimpanzè. Siete degli eroi“, oltre ad aver creato un personaggio virtuale, cui aveva dato il nome di Manlio Germano, il sottosegretario interpretato da Claudio Amendola nel film “Caterina va in città”, si connetteva ai social network attraverso provider esteri, utilizzando tecniche di anonimizzazione in grado di mascherare le tracce informatiche della navigazione, convinto che sarebbe stato impossibile rintracciarlo.
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“All’esito di un’attenta e meticolosa indagine, espletata attraverso le più moderne tecniche di analisi informatica e di ricostruzione del traffico telematico, resa ulteriormente complessa dalle connessioni sui provider esteri, gli uomini della Polizia Postale di Roma e Latina con la collaborazione dei colleghi specialisti di Firenze e Venezia, è riuscita comunque a risalire all’autore dello spregevole post, a rintracciarlo presso un albergo del capoluogo toscano e a deferirlo alla Procura della Repubblica di Latina che ha coordinato le complesse indagini informatiche”. È quanto si legge in una nota diffusa dalla Polizia.
Intanto la Guardia di Finanza ha intenzione di chiedere un sequestro dei beni per circa 27 mila euro nei confronti dei nuclei familiari dei quattro del branco accusati dell’omicidio di Willy Monteiro Duarte. La richiesta verrà formulata ai pm di Velletri dalla Guardia di Finanza in seguito agli accertamenti svolti sul reddito di cittadinanza percepito in modo indebito dai nuclei familiari dei fratelli Gabriele e Marco Bianchi, di Francesco Belleggia e Mario Pincarelli. Secondo quanto accettato dagli inquirenti le famiglie dei quattro, accusati di omicidio volontario, avrebbe percepito complessivamente 33 mila euro dal reddito di cittadinanza omettendo di indicare le informazioni dovute.