Di Maio rivela che alcuni parlamentari M5S hanno paura quando lui alza la voce
06/12/2019 di Enzo Boldi
Durante i vari vertici interni al Movimento 5 Stelle sono tremate le pareti. E a farle scuotere sarebbe stata la voce alta di Luigi Di Maio. A confessarlo è lo stesso ministro degli Esteri, rispondendo alle domande di Circo Massimo – la trasmissione mattutina in onda sulle frequenze di Radio Capital – sul retroscena pubblicato oggi da La Repubblica sul documento (firmato e sostenuto da alcuni rappresentanti pentastellati) di sfiducia al capo politico. L’esistenza di una fronda anti Di Maio non viene negata, ma il motivo non sembrano essere le battaglie del M5S.
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«Su 320 parlamentari ce ne sono una decina spaventati quando alzo la voce – ha spiegato Luigi Di Maio a Radio Capital -. E io non rinuncio alle nostre battaglie perché qualcuno è spaventato per il destino della legislatura. Vengano allo scoperto». E allo scoperto, a quanto pare – secondo quanto scritto da La Repubblica – sono già venuti alcuni deputati e senatori, pronti a sfiduciare il loro capo politico nel futuro più prossimo. E la guida, sempre secondo le indiscrezioni (stavolta non smentite), finirebbe nelle mani di Alessandro Di Battista.
La fronda anti Di Maio e i tremori dei parlamentari M5S
E proprio sull’ex deputato (ma sempre attivo, anche a distanza) e amico, il capo politico M5S ha parole dolci, nonostante si ritenga che sia proprio lui a guidare (celatamente) la fronda anti Di Maio: «È sacrosanto che nel movimento non tutti siano d’accordo con me, però trattare Alessandro come un corpo estraneo al movimento mi fa male – ha proseguito il ministro degli Esteri -, abbiamo costruito un pezzo di movimento insieme e se parla di togliere le concessioni a Benetton e dice che non possiamo firmare al buio un trattato internazionale come il Mes, io credo che vada sostenuto».
La tenuta stagna del governo
Poi le rassicurazioni sulla tenuta del governo, sottolineando come da parte sua (e del Movimento 5 Stelle) non ci sia la minima intenzione di far cadere l’Esecutivo, nonostante le tensioni interne sulla prescrizione, sul Mes e sui vari provvedimenti inseriti (e da inserire) all’interno della Manovra 2020.
(foto di copertina: ANSA/ALESSANDRO DI MEO)