Il ministro Boccia pretende chiarezza «altrimenti non è scienza»

14/04/2020 di Redazione

Il ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia non intendeva alimentare polemiche nella sua intervista al Corriere della Sera e lo ha esplicitato nella sua premessa alla risposta sulla scienza. Tuttavia, le sue parole hanno comunque fatto il giro del web e sono sembrate un vero e proprio attacco a chi, in questo momento, si sta occupando della parte tecnico-scientifica dell’emergenza coronavirus. Il ministro Boccia ha sottolineato come dalla scienza si aspetti delle risposte inconfutabili e non tre-quattro opzioni per volta sullo stesso tema.

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Francesco Boccia sulla scienza, la frase che fa discutere

«Chiedo alla comunità scientifica, senza polemica, di darci certezze inconfutabili e non tre o quattro opzioni per ogni tema – dice Boccia – Chi ha già avuto il virus, lo può riprendere? Non c`è risposta. Pretendiamo chiarezza, altrimenti non c’è scienza. Noi politici ci prendiamo la responsabilità di decidere, ma gli scienziati devono metterci in condizione di farlo. I test sierologici sono affidabili? Non possiamo stare fermi finché non arriva il vaccino».

Insomma, il ministro degli Affari Regionali, nonostante la premessa, ha fatto alcune affermazioni che in questo momento possono sembrare provocatorie. In una fase in cui ancora troppo poco si conosce su un virus, come quello che porta al Covid-19, completamente nuovo e mai analizzato prima dagli scienziati di tutto il mondo, avere delle risposte univoche non è una cosa semplice. Non è un caso che, fino a questo momento, le uniche prescrizioni su cui tutti sono d’accordo – il distanziamento sociale, l’igiene personale, la riduzione del contatto fisico con il conseguente lockdown in diversi Paesi del mondo – sono anche quelle che hanno portato risultati maggiori rispetto alla diffusione del contagio.

Francesco Boccia sulla scienza e i tempi che non concordano con la politica e l’economia

Ma i tempi della scienza non possono essere gli stessi dei tempi della politica o dell’economia. Se per i primi, infatti, ci vuole uno studio approfondito che sia quanto più possibile indipendente dalle intuizioni dei singoli, politica ed economia devono adoperarsi per mettere in campo delle risposte sulla sicurezza dei cittadini e sulle attività imprenditoriali e lavorative. Chiaro che ci sarebbe bisogno di un supporto scientifico di queste decisioni, ma al momento – nella fase che stiamo attraversando che è ancora quella sperimentale – i tecnici non possono dare indicazioni univoche se hanno impulsi contrastanti sulla diffusione del contagio.

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