I familiari delle vittime Covid dicono che il Comitato tecnico-scientifico li ha umiliati

Contestano i contenuti dei verbali pubblicati nella giornata di ieri

05/09/2020 di Gianmichele Laino

Si sono detti umiliati dopo la pubblicazione dei verbali del comitato tecnico-scientifico. Così i familiari vittime Covid che si sono costituiti in associazione già durante il periodo del lockdown e che hanno commentato la notizia della divulgazione dei documenti che, fino a questo momento, erano per gran parte segreti. Non hanno apprezzato i contenuti che sono emersi dalla lettura di quei documenti: i familiari delle vittime, infatti, ritengono che l’emergenza sia stata gestita completamente senza criterio.

Il comitato Noi Denunceremo si è voluto prendere una giornata di tempo per analizzare con attenzione i contenuti dei verbali del comitato tecnico-scientifico. Successivamente, ha deciso di rilasciare una dichiarazione molto forte nei confronti degli esperti.

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Familiari vittime Covid umiliati dal comitato tecnico scientifico

Luca Fusco e Consuelo Locali, portavoce del comitato, lanciano un’accusa piuttosto pesante, legata al fatto che le vittime non siano state uccise dal nemico invisibile o dal virus assassino. Tra le domande che i familiari si fanno – e che sono basate sui contenuti dei verbali -, ci si chiede perché, dopo tre settimane dalla dichiarazione dello stato d’emergenza (il 31 gennaio scorso) non fosse ancora stato fatto un quadro completo delle disponibilità nei reparti di terapia intensiva nelle strutture ospedaliere del Paese.

Familiari vittime Covid, i loro dubbi dopo la diffusione dei verbali del Cts

Inoltre, ci si chiede perché i numeri reali del contagio – come prevedeva uno dei verbali del comitato tecnico scientifico – dovessero essere riservati almeno nelle intenzioni iniziali degli esperti che hanno aiutato il governo a fronteggiare l’avanzata della pandemia. Inoltre, si avanzano perplessità anche sulla scelta iniziale di non tracciare gli asintomatici che, invece, hanno avuto un ruolo determinante nella diffusione del contagio.

«Non siamo stati di fronte ad una pandemia – hanno concluso -, ma all’ennesimo caso di malagestione italiana. Ci siamo a lungo chiesti perché si sia deciso di tenere  degli atti pubblici secretati per cosi tanto tempo. Ora abbiamo una risposta».

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