Facebook: anche negli USA il social chiude a complottisti ed estrema destra

Dopo la stretta sui gruppi di estrema destra in Gran Bretagna, e dopo le polemiche sulla censura dei dirigenti di Casa Pound in Italia, continua inflessibilmente l’opera di  “repulisti” del social network di Mark Zuckerberg. Questa volta l’obiettivo sono quella nutrita schiera di sovranisti e complottisti americani colpevoli di diffondere messaggi d’odio e “fake news”. E il primo a essere bannato è un nome eccellente, anche se in Italia a pochi dirà qualcosa. Alex Jones, è infatti il creatore di InfoWars un sito di “contro-informazione” americano, che è in realtà un ricettaccolo di notizie false, complottissmo e messaggi d’odio. Negli Usa sono celebri, ad esempio, le teorie complottiste diffuse dal portale sugli attentati dell’11 settembre o, ad esempio, o sul Massacro alla Sandy Hook Elementary School. Ma non solo. Nel corso del 2016 la piattaforma è stata pubblicizzata tramite bot legati al governo russo, entrando così indirettamente nella cosidetta inchiesta denominata “Russiagate”. Assieme al fondatore di Infowars, sono stati inibiti dall’utilizzo della piattaforma altri soggetti considerati “non conformi agli standard della piattaforma” come Louis Farrakhan, reverendo di colore sovranista e antisemita, o Paul Joseph Watson collaboratore del sito di Jones e Paul Nehlen, nazionalista bianco che ha corso per il Congresso nel 2018.

La virata del social network contro gli estremisti di destra

L’impressione è che, dopo aver lottato contro i messaggi e la propaganda jihadista, nel corso della stagione degli attentati che ha sconvolto l’occidente, l’attenzione del social network si sia ora spostata su sovranisti, diffusori di Fake News ed estrema destra. Una svolta che potrebbe non essere indolore, ma irritare repubblicani e sovranisti nostrani, e scatenare un articolato e scivoloso dibattito sulla censura. Ma è una virata che, nei pian Menlo Park, si ritiene ormai  necessaria dopo la constatazione del ruolo che il social network ha avuto in processi storici epocali come la Brexit o l’elezione di Donald Trump, e del potere dei “nuovi pifferai” come Bannon o Cambridge Analytica. I social network sono ormai, volente o nolente, una parte importante dei nostri strumenti per decodificare la realtà. Un’evidenza ormai metabolizzata anche a San Francisco e nella Silicon Valley.

 

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