Facebook impedirà ai media di stato in Russia di monetizzare sulla sua piattaforma
La risposta alle limitazioni russe al social network
26/02/2022 di Gianmichele Laino
Meta sta prendendo delle contromisure rispetto alla decisione, comunicata nel tardo pomeriggio di ieri da parte del Roskomnadzor – l’autorità che regolamenta le comunicazioni in Russia – di limitare l’accesso a Facebook. Stando a quanto stabilito da Nathaniel Gleicher, capo della security policy per Meta, i media di stato russi non potranno in alcun modo monetizzare sui loro contenuti pubblicati sulla piattaforma. Cosa significano concretamente queste mosse e contromosse? Proviamo a mettere in linea i fatti.
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Facebook risponde alla Russia e impedisce la monetizzazione ai media di stato
Dunque, innanzitutto cerchiamo di capire più nel concreto, al di là degli annunci che sono stati fatti, cosa significhi che Facebook viene limitato in Russia. In passato il Roskomnadzor ha preso delle decisioni analoghe per altri social media, come Twitter, in virtù di presunte violazioni delle regole di pubblicazione all’interno dei confini dello stato. I social media si erano rifiutati di rimuovere contenuti definiti non in linea dall’autorità delle comunicazioni russe. A questo punto erano scattate delle sanzioni, ma anche un generale rallentamento del caricamento dei contenuti stessi sulle piattaforme: gli utenti avevano difficoltà nel fruire normalmente di Twitter, a causa di un rallentamento nel download e nell’upload di immagini e contenuti media in generale (ad esempio). Possibile, dunque, che quando si parli di una limitazione di Facebook, si intenda esattamente una questione del genere.
Per questo Meta, non sembra voler accettare questa impostazione da parte della Russia, ribadendo la sua contrarietà a operare come se nulla fosse successo. Dunque, seguendo la linea della politica occidentale nei confronti della Russia ha pensato di infliggere una sanzione di tipo economico, escludendo dalla monetizzazione i media russi che sono affiliati con lo stato (il pensiero corre subito a Russia Today e ad altre realtà editoriali che sono controllate direttamente dal Cremlino e che, in questi giorni, stando dando prova di diffusione di disinformazione legata alla propaganda pro-Russia). Si badi: se un influencer di Facebook è contrario alla guerra in Ucraina, per intenderci, quest’ultimo non verrà escluso dalla monetizzazione dei contenuti, così come non verranno esclusi i network russi indipendenti. I media affiliati allo stato, invece, non potranno monetizzare attraverso strumenti che Facebook mette a disposizione dei creators, come Instant Article – ad esempio – o come la monetizzazione pubblicitaria derivante dalla pubblicazione di contenuti video.
Basteranno le contromisure prese da Facebook contro i media di stato russi?
Gleicher è stato chiaro: «Ora vieteremo ai media statali russi di pubblicare annunci o monetizzare sulla nostra piattaforma in qualsiasi parte del mondo. Continuiamo anche ad applicare “etichette” ad altri media statali russi. Queste modifiche sono già state implementate e continueranno nel fine settimana». Le etichette, per intenderci, sono degli annunci che compariranno nel feed degli utenti, che identifica quella pagina Facebook come direttamente collegata agli apparati istituzionali russi. Oppure, quei banner che identificano eventuali contenuti fake pubblicati da queste piattaforme come contenuti di disinformazione, verificati dai Fact-checkers indipendenti del social network. «Stiamo monitorando da vicino la situazione in Ucraina – ha continuato il rappresentante di Facebook – e continueremo a condividere le misure che stiamo adottando per proteggere le persone sulla nostra piattaforma».
Anche Nick Clegg, il vicepresidente per gli Affari Globali di Facebook, aveva espresso una dura posizione di condanna da parte di Facebook per quanto stava accadendo in Russia. Tuttavia, la risposta di Meta a quanto sta accadendo in Ucraina non sembra proporzionata, secondo diversi osservatori ed esperti del settore. Per anni Facebook, pur di resistere sul mercato russo, ha accettato compromessi al ribasso che hanno colpito proprio quella parte di popolazione che adesso, con le sanzioni, il social network ritiene di voler tutelare.
Foto IPP/ Alex Edelman via ZUMA Wir