Facebook rimuove il post «di stampo fascista del sindaco di Pennabilli Mauro Giannini»

Si tratta di una lunga lettera di addio alle armi scritta dal sindaco ex leghista della provincia di Rimini e bloccata da Facebook

03/10/2022 di Ilaria Roncone

Così è stata definita una lunga lettera scritta dal sindaco della provincia di Rimini ed ex leghista Mauro Giannini dal segretario provinciale del Partito Democratico Filippo Sacchetti e dalla coordinatrice del Pd Valmarecchia Francesca Modugno. Si tratta di una lunga lettera sull’addio alle armi che Facebook ha scelto di cancellare a favore di una versione più soft ma sempre corredata da una foto di lui armato in Iraq e in Somalia. Ripercorriamo tutta la storia e quali sono gli elementi che, alla fine dei conti, hanno spinto Facebook a rimuovere il post.


LEGGI ANCHE >>> Fabio Tuiach è stato condannato a due anni per diffamazione omofobica avvenuta a mezzo social

Il post di Mauro Giannini rimosso da Facebook

Si tratta di una lettera di “addio alle armi” che Giannini stesso ha confermato essere stata cancellata da Facebook («Mi hanno appena bloccato il mio post con il quale ho reso noto della mia collocazione in pensione. Questo è il ringraziamento per tutta la mia vita dedicata al servizio della DIVINA PATRIA»). Il portale locale di Rimini e Provincia riporta gli screen del post cancellato e dei commenti in cui, effettivamente, il sindaco afferma: «Sono nato con la camicia nera e morirò con la camicia nera» a un utente che, sotto quello stesso posto, gli apertamente chiesto se è fascista.

«Sono partito per servire la bandiera, avevo solo un credo e la camicia nera» è parte del post cancellato in cui, tra le altre cose, c’era l’utilizzo del termine «camerati» viene sostituito con «commilitoni». Anche l’espressione «versare il mio sangue» è stata omessa. Il testo del nuovo post è questo:

È GIUNTA L’ORA DI RICONSEGNARE LA DIVISA.
Mi sembra ieri quando, ancor senza un filo di barba, partii volontario per arruolarmi nei reparti d’assalto dei paracadutisti. Era un gelido mattino di marzo, dal finestrino del treno osservavo una città ancora assopita quando, ad un tratto, un brivido mi assalì; capii che era finita una fase della mia vita, finiva il tempo di correre con gli amici dietro a un pallone, finiva il tempo di correre con gli amici dietro alle ragazze. La voce tonante della Sacra Patria era assordante, non poteva essere altrimenti per un ragazzo cresciuto con il mito del guerriero e del superuomo. Ho sempre avuto un grande amore per l’Italia, l’Italia del Piave, l’Italia di Vittorio Veneto. Purtroppo Dio non mi ha chiamato in quell’angolo di cielo riservato a coloro che cadono per la Patria, ma mi ha concesso la gioia di crearmi una famiglia, mi ha dotato di un coraggio ma soprattutto di una onestà che mi ha sempre permesso di dire tranquillamente ciò che penso, mi ha impresso quell’altruismo che mi permette di aiutare chiunque abbia bisogno, perché io, sembrerà strano, so anche amare; ecco perché ho tantissime persone che mi vogliono bene. Ora mille pensieri mi affollano la mente, quanti ricordi! Quante emozioni si intrecciano, quanti sentimenti! Oggi ho pianto, da solo, nel mio silenzio. Ma non è un pianto di felicità; togliermi la divisa è come togliere le stelle dal cielo. Ringrazio l’Esercito Italiano, in particolar modo il IX Reparto d’Assalto “Col Moschin”, che mi ha dato la possibilità di realizzare i miei sogni e soprattutto che è riuscito frenare la mia irrompente esuberanza. Spero che mio babbo sia fiero di me e spero possa averlo ripagato di tutte le preoccupazioni che quel sanguigno giovane ribelle gli ha dato. Il mio pensiero va a tutti i miei commilitoni, caduti e presenti, con i quali ho diviso pane e dolore; vi porterò sempre nel cuore. Riconsegno la divisa, ma sarò sempre pronto a rispondere “Presente” se la Divina Patria mi richiamerà. W L’ITALIA.

Appena prima della lettera modificata, Giannini scrive: «Ripropongo il post, ovviamente modificato, che mi hanno bloccato. Esprimo la mia amarezza per l’accaduto, avevo semplicemente riassunto la mia vita in poche righe parlando di me, non di altri, senza inneggiare a nulla. Avevo esternato i miei sentimenti. Era solo una lettera d’Amore alla nostra radiosa Patria, un ringraziamento alle Istituzioni Statali, un saluto ai miei colleghi e una richiesta di perdono al mio Vecchio Babbo. Non c’è una parola di odio verso nessuno. IO SONO FATTO COSI’! ».

Polemiche relativamente al sindaco di Pennabili ce ne erano già state lo scorso 10 settembre, quando – criticato per una foto in cui lo si vede a cavallo di un somaro brandire un’ascia – aveva rivendicato il gesto: «ORGOGLIOSO DEL MIO PAESE, ORGOGLIOSO DELLA MIA GENTE, ORGOGLIOSO DELLE MIE RADICI MONTANARE. “SOMARO PAZZO” sarà sempre pronto a combattere e morire per il suo Popolo».

Le critiche dal PD

«Vedere un sindaco, in questo caso il primo cittadino di Pennabilli Mauro Giannini, scrivere sul suo profilo Facebook pubblico e come tale accessibile a tutti “sono partito per servire la bandiera, avevo solo un credo e la camicia nera” già fa rabbrividire – scrive Sacchetti per denunciare quanto compare sul profilo Facebook di Giannini -. La risposta “sono nato con la camicia nera e morirò con la camicia nera” al commento di un cittadino è di una gravità inaudita. Ogni sindaco giura infatti fedeltà assoluta a quella Costituzione Italiana che è la bussola della nostra società, è nata con valori anti fascisti e condanna chi esalta principi, fatti e metodi fascisti». «Questa sorta di inno al cameratismo e al servizio alla patria in guerra non suona quindi solo stonato e non va derubricato alla categoria delle gaffe in un momento storico come questo e con il resto del mondo che si interroga sulla “natura” del nascituro governo Meloni, ma è pericoloso», prosegue la denuncia.

Share this article