Fabio Tuiach è stato condannato a due anni per diffamazione omofobica avvenuta a mezzo social

Una sentenza storica se si considera, oltre alla pena disposta dal giudice, anche il fatto che Fabio Tuiach si sia macchiato di diffamazione utilizzando i social network

29/09/2022 di Ilaria Roncone

Partiamo ricordandoci – opportunamente – chi sia Fabio Tuiach e cosa abbia detto in passato a proposito della comunità LGBTQIA+ e non solo. Ex consigliere leghista di Trieste, Tuiach è stato licenziato dall’ente del porto per i suoi estremismi No Green Pass, ed è stato portato a processo dai Sentinelli di Milano con accusa di diffamazione a mezzo social (VKontakte, il Facebook russo). Tuiach è noto anche per altre uscite omofobe oltre a quella per cui è stato condannato.

A dare la notizia, tra gli altri, sono stati proprio i Sentinelli di Milano che parlano di «sentenza storica vista la portata della condanna per diffamazione». Da sottolineare che la pena è stata aumentata dal giudice – dopo la richiesta del Pubblico ministero di dieci mesi – a due anni senza il riconoscimento della aggravante della Legge Mancino (il ddl Zan, qualora fosse approvato, ne estenderebbe le garanzie anche contro i reati di omo-transfobia, misoginia e abilismo). La vittima che dovrà essere risarcita, secondo la sentenza, è Antonio Parisi (vittima di omofobia sfociata in un pestaggio a Trieste ad opera di quattro sconosciuti).


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Fabio Tuiach condannato per diffamazione in merito al pestaggio omofobo di Antonio Parisi

L’ex consigliere della Lega è stato quindi condannato per il post in cui ha definito quanto subito dall’attivista Parisi come segue: «Un esponente LGBT è stato picchiato e scoppia il caso omofobia a Trieste, siamo in campagna elettorale e succede ogni volta ma forse ha litigato con il fidanzato per la vasellina. Grande solidarietà da parte di tutte le forze politiche ma ricordiamoci che in più di un terzo dei paesi al mondo non esiste il problema omofobia perché per i gay c’è il carcere o la pena di morte. Noi avevamo il rogo un tempo, mentre in Russia c’è la legge anti-gay come in tutto l’est e per questo loro non accolgono palestrati che fuggono da paesi omofobia».

La gravità di queste parole è stata riconosciuta senza se e senza ma da un giudice che, alla fine, ha ritenuto opportuno aumentare la pena inizialmente richiesta dal Pm. Luca Paladini dei Sentinelli, che per primo ha denunciato Tuiach, ha parlato con Repubblica sottolineando come «per la prima volta è stato riconosciuto che la vittima ha subito un attacco omofobo via social. Sapevamo che il vuoto legislativo poteva rappresentare un ostacolo per il riconoscimento dell’aggravante, ma l’entità della condanna è tale che la riconosce nei fatti».

«A supporto dell’eccezionalità della sentenza – sottolineano inoltre i Sentinelli – anche il fatto di vedere riconosciuta la richiesta risarcitoria dell’associazione dei Sentinelli, riconoscendo alla stessa la tutela di un interesse collettivo relativo alla comunità LGBT+». Il post si conclude parlando di quello che – a tutti gli effetti – è «un piccolo passo in avanti di civiltà nonostante il vuoto legislativo di una politica miope».

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