Il tribunale di Roma ha stabilito che Meta «ha il dovere di rimuovere la pagina di Casapound»

Nel 2019, invece, la pagina Facebook di Casapound era stata ripristinata dopo una decisione diversa del tribunale di Roma che, però, non poteva entrare nel merito della questione all'epoca del ricorso

24/12/2022 di Gianmichele Laino

Vi spieghiamo in maniera chiara quello che in tanti si stanno chiedendo. Ma se il tribunale di Roma aveva deciso, nel 2019, di reintegrare le pagine Facebook di Casapound, di Forza Nuova e di alcuni esponenti dei due movimenti, perché adesso una sentenza dà ragione a Facebook per la rimozione dei profili? In realtà si tratta di due momenti giuridici diversi, che vanno sicuramente analizzati con attenzione. La cronistoria, innanzitutto. Poi spieghiamo perché il Tribunale di Roma dice che Facebook può rimuovere Casapound.

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Facebook può rimuovere Casapound, la decisione del tribunale

Dopo la prima eliminazione dei profili di Casapound da parte di Facebook, la parte in causa contro Facebook (all’epoca dei fatti non aveva ancora cambiato il suo nome in Meta) ha presentato ricorso presso il Tribunale di Roma, sezione Impresa. Il ricorso era fondato sulla base di un articolo del Codice di procedura civile in cui si fa presente che la decisione possa essere caratterizzata da «un pregiudizio imminente e irreparabile», e che, pertanto, si può presentare un ricorso al giudice, chiamato a esprimersi con urgenza sulla questione (si tratta dell’art. 700 c.p.c). Dunque, la decisione del reintegro delle pagine Facebook di Casapound e delle altre pagine rimosse era basata esclusivamente su un presunto vizio procedurale, ma il tribunale non era entrato nel merito della questione, limitandosi a considerare il mancato pluralismo politico che la decisione del social network poneva in essere con la rimozione di Casapound. Nel merito della questione, invece, era entrato nei giorni scorsi, con la sentenza del 5 dicembre, che ha dato invece ragione a Facebook per la rimozione dei contenuti di Casapound.

Meta è stato assistito dallo studio Portolano Cavallo con il partner Micael Montinari e gli associati Filippo Frigerio, Luca Tormen e Claudia Rivieccio. Il Tribunale di Roma (Sezione diritti della persona e immigrazione civile) ha stabilito che Meta aveva il diritto di rimuovere la pagina di Casapound, prendendo una decisione a suo modo storica e basata sul seguente principio: «i discorsi d’odio – dice la sentenza -, poiché in grado di negare il valore stesso della persona così come garantito agli artt. 2 e 3 Cost., non rientrano nell’ambito di tutela della libertà di manifestazione del pensiero, la quale non può spingersi sino a negare i principi fondamentali e inviolabili del nostro ordinamento».

Da qui, l’altro passaggio importante: «Facebook – prosegue la sentenza – aveva il dovere legale di rimuovere i contenuti, una volta venutone a conoscenza, rischiando altrimenti di incorrere in responsabilità (si veda la sentenza della CGUE sopra citata e la direttiva CE in materia), dovere imposto anche dal codice di condotta sottoscritto con la Commissione Europea». Al momento, la pagina di Casapound risulta nuovamente irraggiungibile.

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