Facebook ha spiegato perché consente le minacce di morte ai personaggi pubblici

Un'esclusiva del Guardian ha rivelato perché su Facebook e Instagram i personaggi pubblici non godono della stessa protezione degli utenti privati

24/03/2021 di Ilaria Roncone

Secondo quanto afferma il The Guardian le linee guida di Facebook per la moderazione dei contenuti considerano in maniera differente personaggi pubblici e persone comuni. Il quotidiano britannico ha potuti fornire questa esclusiva dopo aver visionato le linee guida di moderazione interne al social, sulla cui base si decide cosa sia accettabile dire su qualcuno e cosa no. Quelle che vengono definite figure pubbliche – definizione che include persone con un vasto seguito o che vengono nominate sporadicamente dai giornali locali – non godono della stessa protezione riservata alle persone che non sono considerate famose. Il Guardian riporta come i «personaggi pubblici possano essere presi di mira in modi altrimenti vietati, compresi gli incitamenti alla loro morte».

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Facebook vuole permettere i commenti critici sui personaggi pubblici

Secondo quanto riportato l’intento di Facebook è quello di «permettere la discussione, che spesso include commenti critici sui personaggi pubblici e citati nelle notizie», ha spiegato Facebook ai suoi moderatori. Seppure Facebook si stia impegnando a collaborare con le forze dell’ordine in merito agli abusi perpetrati tramite l’invio di messaggi e tramite l’incitamento all’odio, ci sono cose che vengono ancora permesse nonostante le osservazioni fatte dal pubblico (prime tra tutte quelle inerenti figure pubbliche come Harry e Meghan o alcuni calciatori professionisti che hanno ricevuto insulti razziali in dm su Instagram). Nelle 300 pagine visionate dal Guardia che risalgono a dicembre 2020 Facebook spiega la differenziazione fatta tra soggetti privati e soggetti pubblici quando si parla di protezione.

Cosa si intende per personaggi pubblici?

Nelle linee guida Facebook specifica cosa intende per personaggi pubblici, definizione estendibile anche a Instagram dato che Zuckerberg li possiede entrambi. Innanzitutto tutti i politici, qualunque sia il loro livello nel paese, sia che siano stati eletti sia che siano stati solamente candidati. Anche i giornalisti vengono considerati personaggi pubblici perché scrivono e parlando pubblicamente. Chiunque abbia più di 100 mila follower su un qualsiasi account social è considerato personaggio pubblico e anche chi compare nelle notizie, più precisamente: «Le persone citate nel titolo, nel sottotitolo o nell’anteprima di 5 o più articoli di notizie o media negli ultimi 2 anni». Sono esclusi da questa lista sempre e in ogni caso i bambini che hanno meno di 13 anni.

La differenza di moderazione commenti Facebook

«Quando si tratta di personaggi pubblici Facebook rimuove solo gli attacchi considerati gravi o quelli in cui il personaggio viene menzionato direttamente (poiché rientra in quello che Facebook definisce “danno intenzionale”). Per gli utenti privati, invece, la protezione è più ampia e comprende anche la rimozione di contenuti che hanno lo scopo di denigrare e creare vergogna (come ad esempio tutte le allusioni alla vita sessuale di qualcuno)», scrive Facebook.

Altra grande differenza è che non si può incitare alla morte di utenti privati ma lo si può fare con quelli pubblici a patto di non taggarli. La policy di Facebook considera ammissibile, quindi, fare appello alla morte di qualcuno se questi è un personaggio pubblico a patto che non lo si menzioni nel post o nel commento in questione. I personaggi pubblici sono protetti dall’«esposizione a contenuti che lodino, celebrino o deridano la loro morte o lesioni fisiche gravi».

Perché è permesso criticare un personaggio pubblico facendo appello alla sua morte

Secondo la policy di Facebook, quindi, i personaggi pubblici devono essere protetti – così come quelli privati – quando si tratta di minacce dirette di danno alla persona. Per il social, però, il fatto che qualcuno dica “Boris Johnson dovrebbe o morire o dimettersi” deve essere consentito poiché rientra in quello che viene classificato come “discorso figurativo” per criticare legittimamente.

Un portavoce di Facebook ha chiarito: «Riteniamo importante consentire la discussione critica dei politici e dei personaggi pubblici ma questo non vuol dire che il pubblico possa molestarle sulle nostre app. Incitamento all’odio e minacce gravi vendono rimossi indipendentemente da chi sia l’obiettivo e siamo alla ricerca di nuovi metodi per proteggere i personaggi pubblici dalle molestie. Rispetto alle nostre policy ci consultiamo regolarmente con esperti di sicurezza, difensori dei diritti umani, giornalisti e attivisti così da avere un feedback».

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