Zuckerberg vuole fare smartworking per sei mesi all’anno

Il fondatore di Facebook ha esteso la possibilità di lavorare da remoto per i suoi dipendenti e punta a fare la stessa cosa

11/06/2021 di Gianmichele Laino

Facebook in smartworking fino al 2022. E, possibilmente, anche oltre. Ormai – a quanto pare – la tendenza segnalata da Mark Zuckerberg (scoperta grazie soprattutto alla pandemia di coronavirus che ha costretto i dipendenti della maggior parte delle aziende del pianeta a periodi più o meno prolungati di lavoro da casa per evitare il distanziamento sociale) sarà parte dei business plan del social network più famoso al mondo.

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Facebook in smartworking, la scelta di Zuckerberg

Il Wall Street Journal è riuscito a recuperare anche una dichiarazione attribuibile a Mark Zuckerberg che riguarderebbe la sua vita privata. Secondo il fondatore di Facebook, nel prossimo anno, lui stesso lavorerà per sei mesi all’anno da casa: «Mi aiuta – avrebbe detto – a fare riflessioni più a lungo termine e mi aiuta a stare più tempo con la mia famiglia, il che mi ha reso più felice e produttivo». In base a questo principio, i dipendenti del social network di Menlo Park saranno per diverso tempo più felici e produttivi.

Zuckerberg, infatti, ha aperto una duplice strada ai dipendenti: lavorare di nuovo in ufficio o continuare in smartworking a tempo indeterminato, con la possibilità di spostarsi anche in giro per il mondo. Del resto, basta una connessione stabile e la reperibilità su decine di app aziendali che aiutano i dipendenti a rimanere in contatto, anche se dovessero trovarsi a lunga distanza l’uno dall’altro.

L’opzione sarà attivabile a partire dal prossimo 15 giugno e permetterà anche altre formule ibride di lavoro da casa: ad esempio, la possibilità di fare turnazioni in azienda e di dividere il proprio tempo di lavoro tra l’ufficio e l’abitazione privata. Una situazione che cambia completamente lo scenario di un anno fa, quando Mark Zuckerberg si riteneva non propriamente soddisfatto dell’esperienza in smartworking. Il problema, a quell’altezza cronologica, veniva individuato nell’assenza di formazione all’interno dell’azienda e nelle maggiori difficoltà nella progressione della carriera. Dall’altro lato, però, lo smartworking andrebbe a incentivare anche nuovi talenti sparsi in giro per il mondo che, magari, per questioni familiari o economiche non hanno ancora la possibilità di trasferirsi nella Silicon Valley. Se i social network dettano le tendenze, sarà da scommetterci che anche lo smartworking rientrerà tra quelle imitate anche da altre aziende.

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