In Rai «social e piattaforme sono ormai strumenti integrati della fruizione televisiva»

Abbiamo parlato con Giovanni Ciofalo, docente di Internet e Social Media Studies del CoRiS Sapienza, del modo in cui RaiPlay si è ritagliato un ruolo centrale nella fruizione di Sanremo 2023

13/02/2023 di Ilaria Roncone

Come è cambiato RaiPlay nel corso del tempo e in che modo è passato da essere una piattaforma di servizio secondaria a un OTT to be? Ripercorrendo la storia e i momenti salienti di RaiPlay, abbiamo scelto di elencare e commentare le evoluzioni di RaiPlay anche al netto di tutte le considerazioni sugli ascolti digitali record – come li ha classificati la Rai – fatti registrare dalla piattaforma nel corso di Sanremo 2023. Per portare a compimento questa analisi sull’evoluzione e sul futuro di RaiPlay abbiamo fatto un paio di domande a Giovanni Ciofalo, docente del Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale (CoRiS) della Sapienza Università di Roma.

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La storia di RaiPlay

RaiPlay viene gestita da RaiPlay e Digital, internamente alla Rai. A partire dal 2005 e fino al 2008 è stato attivo il sito web Rai Click TV, un portale che permetteva di visionare gratuitamente gran parte dei programmi tv interamente o parzialmente prodotti dalla Rai e – in questo contesto – i programmi non erano organizzati per categorie e sottocategorie ed erano già stati trasmessi almeno una volta su un canale tv Rai; dal 2007 fino al 2016 è stata la volta del portale multimediale Rai.tv: su questo nuovo sito era possibile vedere e ascoltare gratuitamente molti programmi prodotti interamente o parzialmente dalla Rai oltre a una serie di contenuti inediti (video-interviste, extra, speciali e blog) con attivo, in più, un servizio di podcasting.

A partire dal 12 settembre 2016 è arrivato RaiPlay: nuova veste grafica e funzioni innovative con disponibilità su Smart TV a partire dalla fine dell’anno. L’accesso al servizio è gratuito e previa registrazione, inizialmente solo via app e in seguito – a partire da metà 2017 – anche tramite browser. Negli anni l’offerta di programmi e la centralità dello streaming è andata aumentando – di pari passo con la grandissima accelerazione delle piattaforme OTT come Netflix, PrimeVideo e tutte le altre – per non rimanere indietro in un mercato ultra competitivo.

Le ultimissime novità su RaiPlay sono state – dal 7 novembre 2022 – il programma Aspettando Viva Rai2! in vista del lancio, circa un mese dopo, del programma di Fiorello su Rai 2. Il 1° febbraio 2023 – poco prima che Rai Play superasse il record di ascolti realizzato nel 2022 con il Festival di Saremo – sono state messe a disposizione sulla piattaforma di streaming le prime sei puntate della terza stagione di Mare Fuori.

La Rai punta tutto sull’integrazione tra social e tv

Partiamo dal presupposto, come sottolinea anche il professor Ciofalo, che fare previsioni non è semplice: «Sicuramente la Rai ha investito tanto – a partire da Rai 1, ma poi anche su altre reti nazionali – nei social e nelle piattaforma. Lo ha fatto prima, sempre facendo ricorso al Festival di Sanremo come esempio, con maggiore utilizzo dei social in maniera molto più integrata e strutturata rispetto a un evento come questo. Tanto è vero che poi, nel corso degli ultimi anni, si è vista una netta crescita dell’utilizzo di piattaforme social per integrare, implementare, rendere più coinvolgenti le classiche modalità di fruizione riconducibili solo alla dimensione televisiva mainstream tradizionale».

«Secondo me – prosegue il docente parlando ai microfoni di Giornalettismo – questo è stato un primo, fondamentale passo per una trasformazione di RaiPlay, sicuramente dovuta anche alle strategie della direzione degli ultimi anni, che ha comportato un passaggio fondamentale: da un’idea di RaiPlay come piattaforma per ri-vedere a un’idea di RaiPlay come piattaforma per vedere anche in tempo reale. Risulta interessante che un servizio pubblico come il nostro si sia reso conto del fatto che la tv non è più solo i contenuti televisivi – e questo riguarda soprattutto le nuove generazioni – soltanto attraverso il mezzo classico che conoscevamo come televisione ma vengono distribuiti, disseminati – sono diventati spreadable, per usare una terminologia più in linea con questa dimensione transmediale – all’interno di tanti altri possibili device e piattaforme.

Finalmente RaiPlay, proprio attraverso la valorizzazione e la centralità dei contenuti, si avvia ad essere una piattaforma più conosciuta, più fruibile e con un numero di accessi molto più elevati rispetto al passato. Sanremo ne è un esempio, ne è un esempio anche Mare Fuori – altro grande successo registrato. C’è stata quindi sicuramente un’evoluzione di RaiPlay, interessante e importante, che restituisce una consapevolezza maggiore da parte di un servizio pubblico come il nostro di quanto social e piattaforme siano non strumenti accessori ma strumenti integrati di una visione televisiva più complessa rispetto a quella tradizionale».

«La graduale scomparsa della centralità di un singolo mezzo»

Questo è quello a cui la Rai sta contribuendo, levando centralità alla televisione quando sceglie di sfruttare la popolarità di persone come Chiara Ferragni: «La presenza di Ferragni a Sanremo – spiega Ciofalo – rappresenta un’ibridazione in cui lei porta con sé a Sanremo un numero di  suoi follower enorme e la sua capacità di coinvolgimento secondo dinamiche che sono completamente diverse da quelle classiche televisive. Il fatto che la tv ricorra in qualche modo al coinvolgimento di Chiara Ferragni, secondo me, ancora una volta non indica come alla fine abbiano vinto i social o una supremazia rispetto al mezzo tv, piuttosto di un passaggio ancor più significativo che è quello della graduale scomparsa della centralità di un singolo mezzo».

«Non viviamo più in un tempo in cui un singolo mezzo può essere completamente autoreferenziale: sempre più spesso c’è una costante riduzione dei confini, dei limiti, un’ibridazione e un mescolamento che chiamiamo – dal punto di vista mediale – una logica transmediale. Si tratta del fatto che certi contenuti possono essere accessibili da più piattaforme mantenendo una loro coerenza complessiva. Questo deriva da un tipo di sensibilità non solo tecnologica ma anche culturale a cui siamo sempre più abituati, non è solo la tecnologia che ci spinge a farlo ma anche il modo in cui noi usiamo oggi la tecnologia, che ci porta ad essere orientati a questo tipo di pratiche e che – in qualche modo – davvero rende il mezzo sempre meno centrale rispetto al passato, garantendo però una fruizione molto più libera e decentrata su piattaforme diverse a seconda delle occasioni e degli obiettivi che abbiamo», afferma Ciofalo.

In conclusione, secondo il docente «i social sicuramente hanno comportato un cambiamento forte ma non il superamento completo degli altri mezzi quanto la messa in discussione del concetto stesso di mezzo di comunicazione, che forse è meno centrale, meno importante e più diffuso».

Il futuro di RaiPlay? Il «relativismo generazionale» sarà al centro

«Quando si fanno previsioni è difficile avere un quadro chiaro di quello che succederà in futuro – afferma cautamente il docente provando, però, a tratteggiare il futuro – ma, come dicevo prima, anche la dimensione culturale è fondamentale. Ci sono state, in passato, tecnologie che sembravano doversi porre in maniera disruptive, sconvolgere il mercato e non si sono affermate perché non erano in linea con esigenze, obiettivi e sensibilità culturale delle persone che avrebbero dovuto usarli».

«Credo che ci sia un principio di relativismo generazionale: certi mezzi di comunicazione, come la televisione, tornano a essere centrali anche in alcune fasi della vita: quando, ad esempio, acquistano centralità nella dimensione spaziale della casa, quando si ritrasformano in un punto di aggregazione e – ovviamente – questo dipende dal modo in cui, nel corso del tempo, usiamo i mezzi di comunicazione. Non li usiamo mai nello stesso modo: crescendo, con nuove esigenze e nuovi obiettivi, con nuove dimensioni di socializzazione, cambiamo il modo in cui usiamo i mezzi di comunicazione e quindi il fatto che i social possano essere centrali in una determinata fase della vita, molto più importanti della tv, non è detto che poi sia quello che succederà andando avanti nel tempo. Non voglio dire che tutti torneremo a essere boomer ma che c’è davvero, in qualche modo, un utilizzo differente».

Quale è il futuro per il mezzo televisivo, quindi? «Probabilmente la televisione manterrà una sua centralità che, però, sarà sempre più legata alle modalità di fruizione che gli utenti svilupperanno in certi contesti della loro vita e del loro percorso mentre altri mezzi di comunicazione saranno più idonei, nello stesso periodo di tempo, per soddisfare altri tipi di bisogni».

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