Il chatbot Ernie Bot è solo la punta dell’iceberg di un piano articolato dedicato all’AI

Ernie Bot - e altri chatbot nascenti - sono solo uno dei tanti punti su cui la Cina sta investendo in maniera massiccia quando si tratta di intelligenza artificiale

10/09/2023 di Redazione Giornalettismo

Recentemente la Cina ha lanciato il suo equivalente di ChatGPT (o meglio, uno dei tanti che una serie di aziende cinesi stanno creando): si tratta di Ernie Bot. Questo chatbot – come gli altri di produzione cinese – possono venire alla luce solo se rispettano una serie di regole e ottengono un’autorizzazione dall’amministrazione governativa. Tutto ciò che è prodotto fuori dalla Cina, invece, difficilmente entra – come nel caso di ChatGPT stesso, che è stato bandito – proprio perché non rispetta una serie di regole ben precise che sono state promulgate prima che qualsiasi chatbot potesse essere rilasciato in maniera massiva al pubblico cinese.

Ernie Bot e l’AI nei piani della Cina

Pubblico che, stando ai primi dati, ha accolto il chatbot con estremo entusiasmo. Basti pensare che la quota di un milione di download – secondo i dati che ha diffuso l’app store cinese – è stata raggiunta in 19 ore. Perché ChatGPT ottenesse quello stesso numero sono invece dovuti passare cinque giorni. Ciò che è emerso chiaramente è la forte influenza che lo Stato cinese ha non solo nello sviluppo di questi strumenti ma anche nella scelta di quello che possono o non possono generare, a seconda delle domande degli utenti. Un esempio pratico? Se provi a chiedere a Ernie Bot di parlarti di piazza Tienanmen, il chatbot ti inviterà a cambiare argomento di discussione.

Tutto questo va a collocarsi in un articolato e omnicomprensivo piano di sviluppo dell’AI che parte da diversi interventi statali e coinvolge tutti, dalle università alle aziende, portando il sistema Stato a lavorare in una direzione precisa: quella che, secondo i piani cinesi, porta il Paese a essere leader del settore tecnologico a livello mondiale.

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