Perché il governo cinese vuole riservare ad aziende locali il monopolio dell’AI

Qualche mese fa, in corrispondenza con la grande diffusione dei modelli di AI generativa che arrivavano dagli Usa, il governo cinese era arrivato a bandire ChatGPT

08/09/2023 di Gianmichele Laino

La disputa era già iniziata nel mese di febbraio quando, in tutto il resto del mondo, ci si stava accorgendo della potenza di ChatGPT e quando il suo utilizzo, ormai, era diventato la moda del momento, la killer application dell’ecosistema digitale. Già a quell’altezza cronologica, la Cina aveva deciso di bloccare l’accesso alle API di ChatGPT a tutte le aziende tecnologiche del Paese. Il timore di Pechino era quello della diffusione, attraverso un sistema basato su una AI generativa elaborata in gran parte su dati provenienti dall’Occidente, di una vulgata diversa rispetto ad alcune questioni storiche, politiche, geopolitiche ed economiche. Insomma, la Cina aveva paura che alcune risposte di ChatGPT (o degli strumenti che potevano utilizzare i suoi codici) potessero rappresentare una contro-propaganda rispetto alla visione del mondo, dei Paesi confinanti con la Cina, delle alleanze tra stati e del sistema economico globale che il governo di Pechino promuoveva. La conseguenza è stata ChatGPT vietata in Cina: risultava impossibile, per la maggior parte degli utenti, impiegare il sistema di intelligenza artificiale generativa sviluppato da Open AI.

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ChatGPT vietata in Cina, il sistema alternativo per utilizzare lo strumento di Open AI

Dicevamo della maggior parte degli utenti, perché – in realtà – ce n’è una esigua minoranza (rispetto alla potenziale platea di utenti che ChatGPT incontrerebbe nel Paese del Dragone) che ha trovato un sistema per aggirare il ban di ChatGPT in Cina. Nelle scorse settimane, un residente a New York con il pallino della piattaforma di Open AI è riuscito a creare una sorta di server proxy che funge da intermediario tra ChatGPT e gli utenti internet in Cina. In questo modo, alcune centinaia di utenti sono riusciti ad aggirare il ban geolocalizzato del governo e a fare le loro domande all’AI generativa di ChatGPT.

Ma – al di là di questi sporadici tentativi che hanno l’impronta del nerd – la maggior parte degli utenti cinesi di internet è tagliata fuori dall’utilizzo di ChatGPT e la recente regolamentazione cinese sull’AI che ha visto la luce alla metà di agosto non ha fatto altro che allargare il divieto di utilizzo dell’intelligenza artificiale per tutte quelle piattaforme che non rispondono ai criteri individuati da Pechino. Tra questi criteri, anche quello di essere conforme ai principi del socialismo.

Dalla metà di agosto, tuttavia, il popolo cinese ha avuto modo di sperare (speranza che poi si è concretizzata grazie a Ernie Bot il 31 agosto scorso) nell’utilizzo di piattaforme di intelligenza artificiale generativa. Attualmente, secondo alcune stime, sono ben 80 gli strumenti di AI generativa che sono stati sviluppati o che stanno per essere sviluppati dalle aziende cinesi. Il tentativo – come già avvenuto per altri settori economici – è quello di creare una sorta di resilienza dell’intelligenza artificiale cinese: solo aziende del Dragone possono produrre sistemi di AI, che – tuttavia – debbano rispettare i criteri e i principi individuati dal governo nel corpus di leggi dedicato. Tutto ciò che viene dall’esterno potrebbe non rispondere a questi principi.

Recentemente, le motivazioni addotte da Open AI agli utenti cinesi che hanno provato a utilizzare ChatGPT e che non ci sono riusciti riguardano la presenza su ChatGPT di contenuti ritenuti illegali in Cina. Non è facile immaginare quali: la risposta su situazioni molto delicate come quello dello status di Hong Kong o di Taiwan, come quella relativa alla posizione etnica degli uiguri, come l’interpretazione di alcuni fatti storici che sono avvenuti a Pechino e dintorni hanno sicuramente indotto il governo a rafforzare il ban nei confronti dell’intelligenza artificiale occidentale. E a incoraggiare l’utilizzo di strumenti come Ernie Bot che, ad esempio, ti invitano a cambiare argomento se gli fai una domanda su piazza Tienanmen.

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