Come funziona la censura cinese sul codice di Ernie Bot

Il codice di Ernie Bot - come quello delle altre app AI in via di sviluppo in Cina - ha subito una revisione da parte del governo cinese

08/09/2023 di Ilaria Roncone

Nella giornata di oggi stiamo facendo il punto relativamente a Ernie Bot di Baidu (il principale motore di ricerca cinese, l’equivalente di Google). Lanciato un paio di settimane dopo l’entrata in vigore di una normativa cinese che punta a regolamentare l’AI in Cina secondo quelli che sono i principi del socialismo e dell’economia socialista, Ernie Bot sta già riscuotendo parecchio successo. Occorre però comprendere quegli aspetto del chatbot cinese che lo distanziano da quelli occidentali che siamo stati abituati a conoscere finora, questioni che hanno a che vedere strettamente con il Paese e con le regole del Paese nel quale viene sviluppato.

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Prima le norme, poi lo sviluppo

Risulta evidente come, in Cina, si proceda in senso contrario rispetto alle AI che sono state sviluppate dall’occidente. Prima è stato creato un corpus di norme (qualcosa che equivalga alle norme europee che provano a regolamentare l’intelligenza artificiale, per intenderci) e poi è stato dato il via per il rilascio di Ernie Bot al pubblico. La conseguenza è che, essendo utilizzato su scala ampissima, gli sviluppatori potranno disporre di una quantità di dati sempre maggiore che contribuisca a rendere il chatbot sempre più efficace.

L’accesso a queste tecnologie è stato quindi limitato fino a che non sono arrivate norme e autorizzazioni da parte delle autorità, quelle che dal 31 agosto 2023 hanno permesso l’utilizzo libero (prima era necessaria la licenza) non solo di Ernie Bot ma anche di altri prodotti in via di sviluppo per mano di altre aziende cinesi (tra questi troviamo Doubao di ByteDance – proprietaria di TikTok – e Zidong Taichu 2.0 dell’Istituto di Automazione dell’Accademia Cinese delle Scienze). Il punto focale è che – a prescindere dalla direzione che prenderà lo sviluppo – ognuno di questi prodotti sarà sottoposto a limitazioni anche riguardo i contenuti.

Le verifiche del codice di Ernie Bot da parte del governo cinese

La Cina – come noto – opera una forte azione di controllo nei confronti dei social media e dei contenuti che circolano sulle piattaforme cinesi. Lo stesso discordo vale per l’AI e il suo sviluppo, seppure questo tipo di limitazione metta davanti a nuove questioni. Il punto è che i modelli di linguaggio potrebbero generare informazioni politicamente sgradite al Partito comunista ed è in questo senso che, per esempio, è stato imposto l’obbligo di inserimento di meccanismi che moderino i chatbot quando si tratta di parlare di questioni delicate con Taiwan, le Due Cine o tutto ciò che riguarda il presidente Xi Jinping.

Ogni azienda – secondo le normative – deve ottenere delle licenze amministrative dalla Cyberspace Administration cinese, organo adibito alla regolamentazione del mondo digitale e dell’utilizzo di internet da parte dei cittadini. Il punto, ora, è che aprendo le porte potenzialmente a 1,4 miliardi di cittadini cinesi – esattamente come è accaduto con ChatGPT all’epoca – in molti troveranno modi per aggirare la censura e i codici inseriti per evitare che si parli di determinati argomenti in determinati modi e che si generino discorsi, video e immagini vietate.

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