Il socialista Edi Rama, premier dell’Albania, ci ha insegnato che l’accoglienza viene sempre ricompensata
29/03/2020 di Gianmichele Laino
Si chiama Edi Rama ed è il presidente del Consiglio in Albania. Ieri, lo stato ha inviato in aiuto all’Italia 30 medici incaricati di fronteggiare l’emergenza coronavirus sui fronti più caldi del nostro Paese. Un gesto di solidarietà di grandissimo spessore, soprattutto per le basi su cui poggia. L’Albania è uno stato regionale, la cui estensione territoriale è di poco più grande della Sicilia. Nonostante questo, in virtù della grande storia di accoglienza che ha sempre accomunato l’Albania e l’Italia, il premier ha voluto fare un gesto concreto di solidarietà nei confronti di un Paese più ricco e più attrezzato anche dal punto di vista sanitario. Se il socialismo ha un volto, oggi è quello di Edi Rama.
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Edi Rama, il premier albanese che ci ha insegnato il valore della solidarietà
«Non siamo privi di memoria – ha spiegato in un discorso in italiano – non possiamo non dimostrare all’Italia che l’Albania e gli albanesi non abbandonano mai un proprio amico in difficoltà. Oggi siamo tutti italiani, e l’Italia deve vincere e vincerà questa guerra anche per noi, per l’Europa e per il mondo intero».
Il presidente albanese, che ha assunto la carica nel 2013 e che ha avviato un lunghissimo processo riformatore del Paese (ha messo a referto, nel corso del suo mandato, la riforma amministrativa, la riforma del sistema sociale e pensionistico e la riforma dell’istruzione superiore), si è mostrato davvero una spanna al di sopra di tanti leader europei, anche di Paesi economicamente più ricchi, che sembrano – in queste ore – aver voltato le spalle all’Italia.
La lezione di Edi Rama
La sua, del resto, è stata una lezione anche nei confronti di tutti quegli italiani che, soltanto qualche mese fa, avevano da ridire perché la nostra Protezione Civile aveva inviato aiuti per il terribile terremoto che aveva colpito il Paese sul mar Adriatico nel novembre del 2019.
«So che a qualcuno in Albania sembrerà strano che 30 medici e infermieri della nostra piccola armata in tenuta bianca partano oggi per la linea del fuoco – ha detto Rama – So che 30 medici e infermieri non rovesceranno il rapporto tra la forza micidiale del nemico invisibile e le forze in tenuta bianca che lo stanno combattendo sulla linea del fuoco dall’altra parte del mare. Ma so che anche laggiù è casa nostra, da quando l’Italia e le nostre sorelle ed i nostri fratelli ci hanno salvati, ospitati e adottati in casa loro quando l’Albania bruciava di dolori immensi. Italia e Albania stanno combattendo lo stesso nemico invisibile, le risorse umane e logistiche di questa guerra non sono illimitate – ha continuato il capo del governo di Tirana – ma noi non possiamo tenerle in riserva in attesa che siano chiamate, mentre in Italia, dove si stanno curando negli ospedali anche feriti di guerra albanesi, hanno un enorme bisogno di aiuto».